Dimezzata la pena per il doping di Stato, ma a luglio a Tokyo, dopo il rinvio della scorsa estate, la Russia non ci sarà. Assente, dopo PyeongChang 2018 (invernali) e così sarà anche ai Giochi olimpici di Pechino del 2022. Il Tribunale arbitrale dello sport (Tas), dopo aver analizzato il ricordo dell’agenzia antidoping russa (Rusada) ha infatti deciso di dimezzare la condanna per la Russia, colpevole di aver costruito una fabbrica del doping nel laboratorio di Mosca. Un compromesso, come spesso avviene nelle stanze del Tas – una sentenza ridicola secondo l’agenzia antidoping americana (Usada) -, che impone alla Russia di non presentarsi con bandiera o simboli nelle competizioni internazionali fino a dicembre 2022, comprese le edizioni dei Mondiali. Gli atleti e le nazionali potranno partecipare ai tornei, anche ai Mondiali di calcio in Qatar, dimostrando di non essere legati a pratiche illecite.

L’INCHIESTA da parte dell’agenzia mondiale antidoping, la Wada, con la condanna di quattro anni arrivata lo scorso anno, ha fatto seguito alle rivelazioni della tv tedesca Ard, che svelò le pratiche proibite e le manipolazioni di centinaia di provette di atleti russi. Secondo i dati della Wada, dal 2011 al 2015 sono stati falsificati i test antidoping di 139 dell’atletica leggera, 117 del lancio del peso, anche di 35 atleti paralimpici. Negli anni si sono aggiunti alla vicenda incresciosi episodi da spy story, come la morte di alcuni protagonisti dell’antidoping russo e soprattutto la fuga negli Stati uniti del direttore del laboratorio di Mosca Grigory Rodchenkov, sino alle confessioni sull’utilizzo del doping e sull’attività del laboratorio moscovita da parte della mezzofondista Yulia Stepanova. Ma, come fosse tratta dalla sceneggiatura di un giallo, anche la scoperta delle infiltrazioni dei servizi segreti (Fsb) che attraverso un buco nel muro del laboratorio delle Olimpiadi di Sochi 2014 ripulivano le provette degli atleti russi che collezionavano centinaia di medaglie nelle competizioni internazionali. Il punto di non ritorno per Mosca c’è stato con la squalifica di 25 atleti medagliati alle Olimpiadi di casa, sul Mar Nero. E dopo l’esplosione del caso doping, c’è stato il primo forfait olimpico della Russia, ai Giochi di Pyeongchang 2018, con gli atleti passati all’analisi doping che hanno partecipato senza simboli sulle divise, senza inno nazionale, gareggiando sotto l’insegna del Comitato olimpico internazionale.