Ivan Pedretti, segretario Spi-Cgil, i contributi per l’Ape social sono stati aumentati da 20 a 36 e 30 anni per alcune categorie. Il governo si è rimangiato la parola?

È un’uscita estemporanea e sbagliata. È un’operazione che stringe le maglie delle risorse e riduce per molti la possibilità di accedere ai requisiti definiti sull’anticipo pensionistico. Questo significa tagliare fuori le donne e tanti lavoratori del Sud che non hanno una carriera lavorativa lunga. È una scelta che non corrisponde alla discussione che abbiamo fatto. Farebbero bene a correggere il tiro altrimenti dimostrerebbero di non essere affidabili fino in fondo.

Pensate che questa soglie siano state inventate per ridurre la platea dei beneficiari. Significa che il governo non ha i soldi?
Appunto. C’è stato probabilmente uno scontro nel governo con il ministero dell’Economia e le risorse sono state ristrette. Per recuperarle potrebbero fare qualche intervento in meno sulle detrazioni alle imprese e favorire i lavoratori.

L’anticipo pensionistico-Ape sarà a carico dello Stato per chi ha meno di 1.350 euro lordi al mese. Per tutti gli altri è giusto andare in prepensione facendo un mutuo con una banca?
Non mi pare una grande soluzione ed è scarsamente appetibile perché si anticipa la pensione facendo un debito con Inps e banche. Abbiamo provato a correggere questo sistema. Il governo ha provato a cambiarlo. Non credo che saranno in molti i lavoratori ad accedervi, tranne quelli che saranno obbligati.

C’è l’accordo sulla 14esima. In cosa consiste?
In un aumento e nell’estensione della platea dei beneficiari a 1 milione e 250 mila pensionati in più. Tra i 330 e i 500 euro dei pensionati fino a mille euro, tra i 100 e i 150 euro di aumento per chi già percepisce la quattordicesima. Rispetto all’ipotesi iniziale del governo che voleva aumentare le minime, abbiamo chiesto che l’aumento fosse rapportato ai contributi. La 14esima ha questo pregio perché si riferisce a soggetti che hanno versato per 15, 20, 25 anni. Abbiamo dato una possibilità agli ex operai di 10-12 anni fa che prendono attorno a 900 euro al mese. È un primo passo che risponde alle esigenze delle pensioni basse legate ai contributi.

Le altre misure che vi soddisfano?
C’è il passaggio dalla ricongiunzione onerosa a quella gratuita che può favorire tante persone che non hanno potuto andare in pensione perché era costosissima. Può essere in futuro utile per le nuove generazioni che hanno carriere discontinue. Lo chiedevamo dal 2010.

Il 17,7% degli anziani over 75 mangia meno a causa della crisi. In che modo queste misure li aiuteranno?
Per le fasce più basse fino a mille euro c’è un riconoscimento di 500 euro in più, mediamente 40 euro al mese in più. Fino a 8.125 euro è riconosciuta per la prima volta l’esenzione totale come per il lavoro dipendente. Altre risorse arriveranno dall’esenzione di alcune tasse locali. Piccole cose, ma è un’inversione di tendenza perché sono dieci anni che le pensioni diminuiscono a causa del blocco della rivalutazione.

Renzi è soddisfatto dell’accordo. È l’inizio di una nuova stagione o lo fa solo in vista del referendum costituzionale?
Lo deciderà lui. Per me conta il merito. Il governo è stato costretto a negoziare con il sindacato mentre fino a ieri diceva che il dialogo non era praticabile. Forse la sua politica non è stato il massimo e oggi ha necessità di trovare un intesa con noi. È un patto importante perché nell’intesa ci sono impegni anche per un superamento di alcuni aspetti della Fornero. Il governo si è impegnato. Vedremo se sarà vero. Altrimenti ci mobiliteremo.