Due morti nelle Marche, sette in Trentino. È stato un weekend drammatico sulle strade italiane: auto che sfrecciano, pedoni che vengono investiti, tragedie che si consumano nello spazio di un istante.

All’alba dell’Epifania, a Senigallia, Sonia Farris (34 anni) e Elisa Rondina (43) sono state travolte lungo la statale Arceviese, a poca distanza dalla discoteca Mega. Ad investirle è stato un 47enne del posto a bordo di una Fiat Punto. L’uomo è stato arrestato per duplice omicidio stradale perché è risultato positivo all’alcoltest, con un tasso di quattro volte superiore al massimo consentito dalla legge. L’incidente è avvenuto alle cinque del mattino e le due donne sono morte sul colpo: l’automobile le ha prese in pieno e i loro corpi sono stati sbalzati in un campo ai lati della carreggiata. Quando sul posto sono arrivate le ambulanze non c’era già più nulla da fare.

Poco dopo l’una della notte tra sabato e domenica, invece, a Lutago, in provincia di Bolzano, è stata strage: sette morti e dieci feriti. Le vittime sono tutte di nazionalità tedesca, parte di una comitiva di Dortmund e Colonia venuta in Italia per la settimana bianca, e di età compresa tra i 20 e i 25 anni: stavano tornando in albergo dopo una serata in giro, il «nightliner» – uno di quei pullman che servirebbero a far tornare le persone dalle discoteche in tutta sicurezza – li aveva scaricati poco prima a bordo strada e tutti insieme aspettavano solo di attraversare per andare a dormire. L’autista che li ha investiti ha 28 anni ed è di Chienes. Guidava una Audi Tt e si è fermato subito dopo lo schianto per prestare aiuto. Attualmente è ricoverato anche lui all’ospedale di Brunico. A quanto si apprende, il ragazzo era positivo all’alcoltest: nel sangue aveva 1,97 grammi di alcol per litro a fronte di un limite che è dello 0,5.

Gravi le condizioni di diversi feriti: in due sono in terapia intensiva alla clinica universitaria di Innsbruck, gli altri sono stati ricoverati tra Bolzano e Brunico. Sul posto sono intervenute complessivamente diciassette ambulanze con otto medici e cinquanta infermieri. I vigili del fuoco e il soccorso alpino hanno addirittura allestito sulla strada un tendone riscaldato per prestare le prime cure ai feriti.

L’eco della notizia ha smosso anche l’opinione pubblica tedesca, con la cancelliera Angela Merkel che si è dichiarata «in lutto con coloro che la notte scorsa hanno perso figli, fratelli e amici. È una notizia sconvolgente, una serata allegra è finita in catastrofe».

Due episodi che segnano l’epilogo di delle vacanze di Natale cominciate con altro sangue sulle strade: la notte tra il 21 e il 22 dicembre ha portato alla morte delle sedicenni Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli in Corso Francia, a Roma. L’incidente ha avuto un impatto enorme in televisione e sui giornali: le due ragazze sono state investite dal ventenne Pietro Genovese mentre attraversavano la strada. Il guidatore è stato trovato positivo all’alcoltest (1,4 g/l) e «non negativo» ad alcune sostanze stupefacenti, anche se su quest’ultimo aspetto si sta ancora indagando. Il ragazzo assumeva regolarmente farmaci e saranno necessarie diverse analisi per capire «i parametri, la tipologia e il livello delle sostanze rinvenute».

Altre perizie verranno effettuate per stabilire la velocità a cui viaggiava l’investitore e se le due sedicenni avessero attraversato o meno sulle strisce pedonali. Genovese, attualmente, è indagato per omicidio stradale e si trova agli arresti domiciliari.

Alcol sotto accusa in tutti questi casi, ovviamente, ma quella degli incidenti stradali è una piaga che ha molte cause e molte soluzioni. Pochi giorni fa l’attivista norvegese Anders Hartmann ha tirato fuori delle interessanti statistiche sui morti per le strade di Oslo: appena un caso in tutto il 2019. Il risultato è stato raggiunto grazie alla netta diminuzione del traffico automobilistico in città, con una politica di incentivo all’uso dei mezzi pubblici, aumento esponenziale di chilometri di piste ciclabili e drastico abbassamento dei limiti di velocità. Le statistiche parlano di un successo pieno, considerando che il dato di partenza erano i quarantuno morti in incidenti stradali registrati nel 1975, poi passati a meno di trenta negli anni ’80 e meno di dieci all’inizio del terzo millennio.