Nell’ambito della guerra tecnologica tra Cina e Usa, Pechino risponde all’offensiva dell’amministrazione Trump con l’introduzione di nuove leggi per proteggere “la sicurezza nazionale e gli interessi” del Paese.

Il Pcc non ha gradito le restrizioni di Washington sulle esportazioni alla compagnia Smic, il più avanzato produttore cinese di semiconduttori, e tanto meno ha apprezzato la campagna promossa a livello internazionale contro Huawei e Zte. E pertanto ha adottato una contromisura.

Dal 1° dicembre è in vigore la Legge sul controllo delle esportazioni (Ecl), con l’obiettivo di limitare l’export di beni e servizi ritenuti sensibili. Secondo quanto riportato dai media di Stato, la legge non fa riferimento esplicito a Paese stranieri, ma è evidente che vuole colpire gli Usa.

Con la nuova norma, alcuni beni verranno posti a scrutinio prima di lasciare la Cina: si tratta di prodotti militari, nucleari e tecnologici. Da Pechino fanno intendere che la legge – che prevede sanzioni per i trasgressori (da un minimo di 15 mila dollari a un massimo di 200 mila) – è una potente arma contro il protezionismo commerciale.

In tale ottica, il ministero del Commercio cinese ha pubblicato una lista di beni e materiali soggetti al controllo del governo: le restrizioni entreranno in vigore il 1° gennaio e le aziende dovranno ottenere il via libera per l’export dal ministero del Commercio.

Nell’elenco sono finiti prodotti hi-tech, chip, apparecchiature e servizi che utilizzano la crittografia commerciale orientata a settori come i servizi elettrici e finanza.

Un po’ a sorpresa, non saranno soggette a restrizioni le terre rare, i 17 metalli presenti nei dispositivi hi-tech e fondamentali per il loro assemblaggio e funzionamento.

Sono componenti determinanti per gli equilibri geopolitici. La Cina controlla la quasi totalità della produzione mondiale di terre rare (circa il 91 per cento) e limitare la loro esportazione metterebbe in ginocchio l’industria militare, aerospaziale ed elettronica dei Paesi occidentali. È proprio in questo settore che la Cina mira a essere una superpotenza mondiale, tanto da aver rilanciato il piano di investimenti per la tecnologia prefissando obiettivi anche per il 2035.

Pechino vuole affermarsi sulla produzione di quella componentistica importata dagli Usa e in questa ottica si deve inquadrare la strategia della “doppia circolazione”, dal duplice concetto chiave: mercato interno e autarchia.