Nella sede del Pd in via del Nazareno sfilano i primi segretari regionali di fronte al plotone renziano: con il segretario ci sono il vice Martina, il presidente Orfini, il coordinatore Guerini e il responsabile dell’organizzazione Rossi (più due rappresentanti delle correnti di minoranza). Si comincia con Campania, Piemonte, Emilia e Toscana, tra le altre, e oggi si va avanti. Per l’ufficio stampa del Pd si tratta di «occasioni di ascolto e di riflessione per fare una prima analisi di quadro sulla situazione che riguarda i diversi territori». In realtà il lavoro è assai più concreto: nomi di candidati e caselle dei collegi da riempire. A finire bombardato dalle richieste è proprio il plotone di Renzi.

Nella pacifica Torino, che si prepara ad accogliere il presidente del Consiglio Gentiloni, c’è il problema del segretario regionale Davide Gariglio che vorrebbe per se un collegio sicuro in città togliendolo a un deputato uscente di area Cuperlo. Nella tranquilla Emilia il problema è quello dei sacrifici di cui deve farsi carico il partito per spazio ai più piccoli alleati: almeno tre posti sicuri da dividere tra Casini, Galletti o Lorenzin e l’altra lista, Insieme, sembra per il prodiano Santagata. Altro spazio alle ricandidature la toglieranno le new entry renziane, come la vicepresidente della regione Gualmini o il responsabile ambiente Mazzetti, mentre contro Bersani dovrebbe sacrificarsi l’orlandiano De Maria. La Toscana invece è già segnata come feudo del giglio magico, si tratterebbe di non esagerare ma Renzi, Boschi, Bonifazi, Lotti e Parrini sono sicuramente nelle liste.
Il segretario però correrà anche in Campania nel proporzionale, e oggi dovrebbe ufficializzare che accanto a lui – oltre che in un collegio uninominale di Napoli – ci sarà Paolo Siani. Ma la Campania per il leader Pd è fonte soprattutto di problemi.

La segretaria regionale Tartaglione si è presentata con un elenco di richieste dominato dai consiglieri regionali (D’Amelio, Topo, Marciano) in cerca di promozione in parlamento. Il regolamento del partito escluderebbe la possibilità di candidarsi senza dimissioni, ma i consiglieri hanno dalla loro l’argomento più forte: i voti. Anche quando sono personalità imbarazzanti, come il fedelissimo di De Luca Franco Alfieri, elogiato dal governatore per la sua capacità di fare «clientela come Cristo comanda» con le famose «fritture di Pesce». De Luca alla lista aggiunge il nome del figlio Pietro, in pista naturalmente a Salerno.
La risposta difensiva di Renzi prevede di assegnare ai ras locali solo i collegi uninominali, ma i consiglieri sanno benissimo che quelli sono seggi a rischio e pretendono anche il posto nel listino. Renzi ha preso tempo, provando a volere alto proponendo per Napoli anche il nome del viceministro De Vincenti, che sta seguendo la bonifica di Bagnoli. Non dimenticando però che anche in Campania c’è da fare spazio agli alleati centristi, ragione per cui ad Avellino potrebbe tornare un De Mita (Giuseppe, deputato centrista uscente e nipote di Ciriaco).