La volontà c’è da sempre, ora c’è anche il «percorso comune». Ieri alla Camera Piero Fassino e Maurizio Martina hanno incontrato gli ambasciatori di Giuliano Pisapia, Bruno Tabacci, Ciccio Ferrara e Luigi Manconi. A loro hanno ripetuto le proposte che il giorno prima i due rappresentanti della lista Mdp-Si-Possibile avevano bocciato senza appello. L’accoglienza stavolta è opposta, per i tre si tratta di «un primo parziale ma reale avanzamento».

Alla fine dell’incontro c’è un comunicato congiunto dei cinque. Fra le varie petizioni di principio si parla di «misure di stabilizzazione del lavoro che favoriscano i contratti a tempo indeterminato», di allargamento della cassa integrazione, di «integrazioni al jobs act», di «stabilizzazione delle risorse per il fondo sanitario nazionale» e di «superamento del superticket», di approvazione dello ius soli. Quanto all’alleanza viene riconosciuta «pari dignità a tutti i soggetti partecipanti all’intesa».

MA SONO SOLO PAROLE, fin qui. Per questo Ciccio Ferrara, che ha una lunga esperienza da sindacalista nelle file della Fiom, è cauto: «Aspettiamo i fatti, per poi poter verificare le possibili ragioni di un’intesa, cioè un programma, un perimetro chiaramente di centrosinistra e un leader condiviso».

E però di leader nell’incontro non si è parlato. Renzi ha fatto anche sapere che l’idea del «garante dell’accordo» proposto da Pisapia (che pensa a Prodi) non gli piace affatto. «Non serve un preside», spiegano dal Nazareno. Tre giorni fa il ministro Delrio aveva pazientemente spiegato l’ovvio: «Non si può pensare di commissariare Renzi». E infatti nel comunicato congiunto di «garante» non parla. «Comunque servirà trovare una formula, Renzi non può essere il collante dello schieramento», replicano da Campo progressista.

RENZI ANZI RISCHIA DI DISFARE ogni sera la tela che Fassino tesse durante il giorno. L’incontro di ieri, per esempio, si è aperto con i «pisapiani» all’attacco per aver letto su alcuni retroscena che per Renzi parlare di coalizione fa perdere punti. Frasi che Renzi ha ripetuto in chiaro ieri pomeriggio a Roma alla presentazione del libro di Gianni Cuperlo: «Facciamo tutti gli sforzi a sostegno del tentativo di Fassino» ma «non possiamo rimettere tutto in discussione, ricominciare tutto da capo».

PER PISAPIA LA STRADA di un accordo senza perdere la faccia è stretta. Spiega Marco Furfaro: «Vedremo se il Pd fa sul serio sulla discontinuità rispetto a questi ultimi anni. Per noi questo è il minimo sindacale per poi discutere un programma di un nuovo centrosinistra che non preveda pezzi di vecchio o nuova destra».

E QUI SIAMO AL CAPITOLO «Mai con Alfano»: oggi Ap si riunirà per decidere con chi allearsi. Con ogni probabilità si spappolerà in tre frammenti. Quello guidato dal ministro degli Esteri punta all’accordo con il Pd. Al Nazareno non ne sarebbero entusiasti, ora che ne è stato verificato lo scarso peso elettorale.

POI C’È IL PROBLEMA di assemblare una lista che superi il 3 per cento. Al momento c’è Cp con i centristi di Tabacci, i verdi di Bonelli, i socialisti di Nencini. Ma non i radicali italiani di Emma Bonino che ieri hanno presentato il logo di «+Europa» sul quale annunciano di voler raccogliere le firme per una lista autonoma, nel caso anche apparentata con il Pd («In ogni caso la legge elettorale non prevede né coalizioni, né programmi, né leadership comuni», spiega Bonino).

C’È ANCHE IL REBUS BOLDRINI. Per la lista arancione sarà determinante la scelta della presidente della camera che può irrobustire il profilo di sinistra della formazione. Lei in questi giorni non si fa sfuggire una parola sulla trattativa Pd-Cp e si è concentrata sulle iniziative contro la violenza sulle donne (domani in 1300 arriveranno a Montecitorio per discuterne).

Ma in queste ore ha ricevuto molte telefonate. Alcune erano il caldo invito a partecipare al lancio della lista Md-Si-Possibile il 3 dicembre a Roma, a fianco di Piero Grasso (che ufficialmente però fa smentire di aver deciso di esserci). Una partecipazione n realtà difficile per lei iper motivi istituzionali: in quei giorni la manovra arriverà alla camera. Del resto la data del 3 è stata scelta proprio per ’lanciare’ il presidente del senato nella corsa politica solo una volta terminata la delicata sessione di bilancio a Palazzo Madama. Che ci sia o no il 3, da Mdp si dà per certo che Boldrini si schieri con Grasso, ricordando che alla riunione di Cp, due settimane fa, ha detto una frase qui considerata definitiva: «Purtroppo non ci sono le condizione per un’alleanza con il Pd, al momento».

C’È INFINE ANCHE il rapporto con la Cgil a complicare la vita all’ex sindaco di Milano. Ieri si è diffusa la voce della sua presenza alle manifestazioni della Cgil sulle pensioni, sabato 2 dicembre, con le insegne arancioni della sua rete. Immediata la smentita di Tabacci: « Non mi risulta che Campo progressista abbia aderito», «Si intende che a titolo personale ognuno possa partecipare se lo ritiene, ma Cp unisce esperienze e sensibilità diverse e di questo fa un suo punto di forza». Con Camusso e compagni ci saranno dunque gli ex Sel Marco Furfaro e Ciccio Ferrara, ma a titolo personale.

OGGI INIZIA LA LEOPOLDA numero otto. E non è detto che Renzi, a caccia di titoli sui giornali, non si lasci sfuggire qualcosa che finisca per mettere ancora di più in imbarazzo i suoi promessi alleati di sinistra.