Il modello Marino trapiantato 500 chilometri a sud di Roma. Un patto tra Pd, pezzi di Forza Italia e Ncd per far fuori il sindaco forzista e dare il via al “partito della nazione” in versione bruzia. Dopo ore concitate è stata firmata la “congiura”. Mario Occhiuto decade dalla carica di primo cittadino e presidente della Provincia di Cosenza.

Il crollo dell’amministrazione Occhiuto è stato segnato dalle diciassette lettere di dimissioni di consiglieri comunali rassegnate nel tardo pomeriggio di domenica alla presenza di un notaio e depositate ieri nelle mani del segretario generale di Palazzo dei Bruzi. Mario Occhiuto dovrà lasciare anche la poltrona di presidente della Provincia. La certezza risiede nella legge 56 del 2014 che disciplina compiti e funzioni delle nuove province. Al comma 65 dell’articolo 1 è chiaramente indicato che «il presidente della Provincia decade dalla carica in caso di cessazione dalla carica di sindaco».

A quattro mesi dal prossimo rinnovo del consiglio comunale, tra forzisti e dem volano gli stracci anche a Roma a colpi di interrogazioni parlamentari. Il sindaco sfiduciato parla di «manovre vicine alla corruzione elettorale», il Pd replica sottolineando «l’apertura di una nuova stagione politica che coincide con il fallimento del modello Occhiuto». Quel che va in scena è un’alleanza trasversale, un patto tra i Gentile (fratelli di Ncd, Antonio è tornato da poco sottosegretario nel governo Renzi dopo le dimissioni per ll caso dell’Ora della Calabria) il dem Nicola Adamo e i Morrone, che da trent’anni fanno il bello e il cattivo tempo a queste latitudini. I berlusconiani schiumano rabbia: «E’ un patto dei potentati contro il sindaco della gente, una congiura degli incappucciati».

Ad avvelenare il clima notizie di stampa che annunciavano indagini a carico di Occhiuto, l’avvio di commissioni d’inchiesta, il tutto condito da un miscuglio di fughe di notizie, millanterie e presunte soffiate. Si è scritto anche, infatti, di presunte notizie provenienti da organi di polizia giudiziaria o di magistrati, e addirittura di «soffiate» attribuite direttamente al ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Ennio Morrone (consigliere regionale) e il figlio Luca (presidente uscente del consiglio comunale di Cosenza) sono stati espulsi immediatamente dal partito azzurro.

Dalle parti del Pd invece si festeggia e si prepara l’investitura (senza primarie) a candidato sindaco di Lucio Presta (il noto manager, tra gli altri di Roberto Benigni e Maurizio Costanzo) con l’imprimatur di Ncd e frange di ex berlusconiani, folgorati sulla via di Verdini. Il defenestrato Occhiuto, nel mentre, scende in piazza, chiama a raccolta i suoi e partecipa con Vittorio Sgarbi a un convegno sul controverso tesoro di Alarico, le cui ricerche fortemente volute dal sindaco sono state bloccate dalla Soprintendenza.

In questo clima di scontro tra berlusconiani da una parte e vecchi e nuovi renziani dall’altra, la sinistra sociale cosentina cerca la quadra per una coalizione civica che a giugno guasti la festa al partito unico del trasformismo.