Linea dura sulle riforme costituzionali e dialogo sulla legge elettorale. E’ il doppio binario su cui Grillo – d’accordo con i membri M5S delle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato – ha deciso di far viaggiare, almeno finché dura , la trattativa con il Pd, una linea che il leader ha confermato ieri in una riunione di poco più di un’ora avuta a Palazzo Madama con i suoi senatori. Non che Grillo sia particolarmente contento del percorso dialogante imboccato dal movimento ormai da più di un mese, ma è convinto che l’unico modo per vedere se la disponibilità mostrata finora da Renzi sia vera oppure no sia solo andando a vedere le carte del presidente del consiglio. E questo avverrà domani alle 14 alla Camera, ovviamente in diretta streaming come indicato nella lettera che il M5S invia nel primo pomeriggio al Pd. «E’ un rospo che per ora dobbiamo mandare giù, ma vedrete che alla fine riusciremo a smascherare Renzi», ha detto ai suoi il leader, piuttosto scettico sull’incontro di giovedì: «Ci andiamo e vediamo quel che accade», ha spiegato. Ma ci sono anche novità che riguardano più direttamente la vita dei gruppi parlamentari pentastellati. Da settembre Gianroberto Casaleggio prenderà casa a Roma per coordinare l’attività parlamentare. L’annuncio, fatto sempre ieri da Grillo, è stato ufficialmente accolto bene da deputati e senatori, anche se sembra tanto un commissariamento dopo i molti mal di pancia e proteste delle scorse settimane. Per quanto amaro, quello del dialogo è un boccone che Grillo ha dunque deciso di mandare giù, spinto anche dalla necessità di far tacer quanti, dentro e fuori il movimento, lo accusano di aver congelato i voti resi dal M5S. Al punto da spingerlo a partecipare, insieme a Luigi Di Maio e Danilo Toninelli, i veri tessitori del dialogo con i democratici, alla stesura della risposta a Renzi. e in cui si annuncia a la disponibilità a trattare su uno dei punti ritenuti imprescindibili dal premier come la governabilità. «Gentili dirigenti del Pd», è l’attacco, «c’è una nostra disponibilità di massima ad accogliere le vostre esigenze in tema di governabilità e ci auguriamo che ci sia identico atteggiamento da parte vostra ad accogliere le nostre esigenze in materia di rispetto della rappresentatività del parlamento». sarà vero dialogo? «Tutto dipende da cosa ci dicono», riflette Toninelli, relatore della proposta di legge elettorale messa a punto dal M5S che ha partecipato al primo incontro con il Pd. Sulla legge elettorale accettiamo di discutere di doppio turno e premio di maggioranza al partito che vince, ma in cambio vogliamo le preferenze, il divieto delle pluricandidature e quello di candidare condannati. Sulla riforma del Senato invece – prosegue il deputato – immunità e senato elettivo sono imprescindibili». E a riprova di questo ieri sera il M5S ha presentato al Senato tutti e 200 gli emedamenti già bocciasti in commissione, compresi quelli che puntano al ripristino dell’elezione diretta dei senatori, all’abolizione dell’immunità alla riduzione del 50% del numero dei senatori e deputati, insieme a una riduzione dell’indennità. «Vediamo se il Pd fa sul serio oppure no», commentava ieri sera un senatore grillino. Nonostante i buoni propositi espressi da entrambe le le parti, la strada resta in salita. Sia perché non è chiaro quanto davvero Renzi sia disposto a cedere sulle richieste del M5S, sia perché da parte grillina si torna a chiedere ancora una volta la piena sconfessione del patto del Nazareno: «Il premier ci deve dire che ormai è superato, ma deve anche dirci cosa c’è nascosto dietro quel patto con Berlusconi, spiega ancora Toninelli. Ieri, intanto, grillo ha ricalcato il copione delle sue visite nella capitale. Si è presentato al Senato accolto da cronisti e telecamere, ha insultato i giornalisti accusandoli di non fare nulla per difendere la democrazia e replicato seccato a una collega dell’Unità che gli ha rimproverato di aver augurato la chiusura del suo giornale. «Io non sono disponibile a pagare le tasse per voi, – è stata la risposta – E’ il libero mercato: se vendete copie ci state altrimenti andate a casa». Lui, invece, se ne è andato a pranzo alla bouvette dei senatori. La novità vera appare sul blog, dove dopo settimane di silenzio in serata si fa risentire il deputato Alessandro Di Battista che commenta il rinvio a giudizio di Denis Verdini per la vicenda legata alla gestione del Credito cooperativo fiorentino: «Verdini lavora tete-à-tete con il ministro Boschi ed è lui il vero deus ex machina delle riforme costituzionali – scrive Di Battista -. E’ innocente fino a prova contraria ma vi sembra accettabile che a un rinviato a giudizio per reati gravissimi siano affidati i fili della riforma dell’intera architettura costituzionale?».