L’esito del braccio di ferro che si gioca in queste ore tra il Pd, romano e nazionale, e il sindaco di Roma Ignazio Marino non è poi così scontato. Se finora il partito, che non ha mai tanto amato il «marziano» ribelle e un po’ naïf, poteva usare come una clava la pioggia di colpi caduta sul chirurgo – dal sondaggio commissionato dallo stesso capogruppo dem in Campidoglio che lo fotografa al 20% di consensi, al «Panda-gate» sul quale il sindaco dovrà riferire oggi in aula Giulio Cesare, fino alle periferie in subbuglio con le rivolte anti-rifugiati –, tanto che qualcuno al Nazareno accarezzava l’idea di far tornare i romani alle urne già nella prossima primavera, ora la rivelazione Demos che dà in caduta libera sia il Pd (5 punti percentuali in meno) che il suo giovane leader (meno 10), ha portato a più miti consigli.

Appena un po’. Perché i diktat dei democratici sono chiari: «Azzerare la giunta in tempi rapidissimi», come ha chiesto ieri dopo una riunione il gruppo Pd del Campidoglio. Ma c’è di più: i falchi del partito vorrebbero soprattutto una sorta di “commissariamento” del primo cittadino, con un «assessore forte» e più in sintonia con il partito nazionale che diventi il regista occulto del governo di Roma.

Non solo quindi il mini rimpasto che a Marino sembrerebbe sufficiente per superare la buriana – insieme a una nuova agenda programmatica che ponga al centro dell’azione amministrativa il degrado delle periferie – riallocando il capogabinetto Luigi Fucito e l’assessora alla Scuola Alessandra Cattoi, e mandando a casa la responsabile delle Politiche sociali Rita Cutini. I più accaniti vogliono la testa di tutti gli assessori, a partire dall’ingombrante vicesindaco Luigi Nieri che è il frutto dell’anomalia di Roma e del Lazio dove il Pd governa con Sel.

«È paradossale che il capro espiatorio sia proprio Nieri che sui temi scottanti di questi giorni si è battuto tanto», dice il capogruppo di Sel Gianluca Peciola che minaccia: «Siamo pronti a mandare tutti a casa». E aggiunge: «Il Pd è un partito in confusione che deve risolvere i suoi problemi interni e smettere di fare la guerra al sindaco. A noi non interessano le poltrone, ma se da questa crisi pensano di uscire con uno sbandamento a destra dell’asse politico, allora tanto vale tornare al voto». Eppure c’è perfino chi nel Pd, a conferma della perdita di ogni bussola politica, ipotizza l’ingresso dell’ex sfidante Alfio Marchini nella maggioranza di governo della città.

Molto probabilmente però già da domani il vicesegretario nazionale dem, Lorenzo Guerini, che attende solo il rientro di Renzi dall’Australia previsto per questa sera, metterà sul tavolo della trattativa con Marino una rosa di nomi adatti per una figura che, lasciando pure Nieri al suo posto, «colmi la mancanza attuale di equilibrio politico tra la giunta, il governo nazionale, il sindaco e la città», come riferiscono fonti interne al ribollente Pd. Per esempio «un assessore ai rapporti istituzionali», che nell’attuale giunta non esiste, «una personalità importante che funga da regista di tutta la macchina amministrativa». Tradotto un po’ brutalmente, una sorta di “commissariamento” del sindaco.

In pole position per questo ruolo ci sarebbe il deputato Marco Causi, colui che mise a punto il piano di rientro di Roma insieme a Legnini e Melilli, visto che il favorito, il senatore Walter Tocci, ha già declinato l’invito. Ma tra i papabili si fa anche il nome dell’onorevole Roberto Morassut, ex assessore all’Urbanistica di Veltroni, il segretario del Pd romano Lionello Cosentino o il deputato Michele Meta.

Non tutti però partecipano alla guerra fratricida contro il sindaco outsider: danno segnali distensivi per esempio i consiglieri “giovani turchi”, che non hanno preso parte alla riunione del gruppo ieri. Mentre il presidente dei Radicali italiani, Riccardo Magi, eletto in consiglio con la lista civica, lancia l’hashtag #DovEriPD: «Senza nulla togliere agli errori e alle responsabilità della giunta – dice – vorremmo sapere: in questo periodo il primo partito della maggioranza, per assessori e consiglieri, dov’era?».