Appoggiato a un muro del Gianicolo, il quartiere dov’è cresciuto, alle sue spalle una delle più sontuose viste dall’alto della Roma modello ’grande bellezza’. Con un video finto ’sporco’, in realtà due minuti di impeccabile schiettezza comunicativa, Roberto Giachetti lancia la sua candidatura alle primarie del Pd di Roma. I riferimenti ai disastri dell’amministrazione passata sono chiari: «Io ci metterò del mio, ma Roma non cambierà mai se si delega tutto a una persona o anche a una squadra, per quanto in gamba. Intanto dobbiamo perdere questa delusione acquisita negli anni pensando che non possiamo fare nulla». Poi un appello ai romani perché «riprendano la voglia di partecipare, di impegnarsi per cambiare le cose», e una mail per chi vuole dare suggerimenti o mettersi a disposizione, giachettiroma@gmail.com. Il renziano raccoglie subito l’appoggio di due che, stando alle indiscrezioni, non erano entusiasti della scelta del suo nome: il presidente della Regione Zingaretti («È un candidato credibile, può vincere»), e il commissario del Pd romano Matteo Orfini («Una personalità di assoluto livello che può incarnare le aspettative della città riguardo al lavoro di pulizia e di rinnovamento intrapreso»). Freddo invece Goffredo Bettini, gran regista delle scorse stagioni del centrosinistra romano, che al sito dell’Unità consegna parole amare, forse non contro Giachetti: «Di Roma non mi occupo da tantissimo tempo e non me ne voglio occupare in futuro. Mi sono assunto anche responsabilità non mie. Ho pagato un prezzo altissimo per il mio sostegno a Marino, la cui esperienza purtroppo si è conclusa con una tragedia politica. Nelle scelte di oggi è d’obbligo un mio totale silenzio».

Freddissima, ma in questo caso ovvia, l’accoglienza da sinistra. Ieri Stefano Fassina, in corsa già da un mese, ha presentato l’iniziativa «Ascoltiamo Roma» che si svolgerà in contemporanea in tutti i municipi domenica (il programma su stefanofassina.it). Ogni incontro avrà un suo tema e una sua special guest: tra gli altri gli ex ministri Bray e Visco, Laura Pennacchi, Dario Vassallo, Vezio De Lucia, Grammenos Mastrojeni (già collaboratore di Al Gore).

Su Giachetti Fassina è definitivo: «Un nome di qualità» ma «un ultrà del jobs act, dell’Italicum, della revisione costituzionale, della controriforma della Rai, delle trivellazioni. E queste sono le ragioni principali che mi hanno spinto fuori dal Pd». Distanza massima con il Pd, dunque, anche perché «Prima dei nomi a me interesserebbe capire quali siano le proposte del Pd su Roma. Serve una radicale discontinuità con il troppo mitizzato modello Roma. Il Pd si presenta all’insegna della discontinuità o no?». Secondo il candidato della sinistra ormai i dissensi di una parte della Sel romana sulla sua candidatura sono superati: «Dentro Sel c’è stata una discussione, un dibattito che io giudico legittimi».

Gli si apre invece un inaspettato fronte con il radicale Riccardo Magi che, come lui, propone un referendum sulla candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024. Da domenica Fassina inizierà la raccolta di firme. Nel frattempo ha presentato una mozione alla Camera. Cosa che non è piaciuta al radicale: «Una mossa elettorale, ma nei fatti è antireferendaria. Il tema è dare voce ai cittadini, non ai partiti. Una mozione come la sua, destinata a essere bocciata, avrebbe il solo effetto di supportare e legittimare il metodo Montezemolo e Malagò. Noi al contrario abbiamo lanciato una campagna per chiedere alle istituzioni competenti, secondo lo statuto di Roma Capitale, di indire un referendum».