Vendola ha posto una questione seria, nella sua intervista al «manifesto», parlando di Roma: per guardare al futuro non si può mettere tra parentesi il passato. Il modello Roma, di cui certamente anche la sinistra ha fatto parte nella convinzione che una relazione forte con i movimenti sociali fosse sufficiente a cambiarne la natura, dalle giunte di centrosinistra del dopo Rutelli non è stato capace di interpretare fino in fondo le trasformazioni sociali ed economiche della città, ha tralasciato le periferie e alla fine si è consumato nel trasversalismo politico e nella subalternità ai poteri forti.

La vittoria della destra nel 2008 non solo non rompe quel sistema di potere ma lo rafforza con uno scambio clientelare senza precedenti. Certo, in quei 5 anni ci sono state singole battaglie dell’opposizione che hanno evidenziato le cose più macroscopiche ma, ammettiamolo, il campo progressista si è adagiato nella convinzione che ci trovassimo di fronte a una semplice alternanza di governo in parte fisiologica. Mafia Capitale, al di la degli aspetti giudiziari, sta dentro questa degenerazione, prima della politica e poi delle relazioni tra economia e istituzioni. In questo contesto il Pd porta la responsabilità maggiore, come evidenzia molto bene la relazione Barca e la necessità di un cambiamento radicale che in essa è indicata.

Il sindaco Marino vince perché suscita la speranza di una discontinuità con il modello Roma nelle sue varianti di centrosinistra e centrodestra. La chiusura dei Fori imperiali, della discarica di Malagrotta, il registro delle unioni civili sono il contenuto di questa discontinuità che si interrompe quando il governo Renzi decide di «normalizzare» la giunta Marino chiudendone ogni dialettica. Da lì bisogna ricominciare per andare oltre, ricostruendo un progetto per Roma nei prossimi 10 anni. C’è bisogno di molto coraggio anche a sinistra, non solo nel Pd.

Intanto mettiamo un punto fermo nella discussione: Sel è al lavoro per costruire in Italia un nuovo soggetto autonomo e alternativo al governo Renzi e nelle città, a partire da Roma, deve misurare la propria proposta valorizzando l’autonomia e la resistenza alle politiche liberiste e di austerità. La tassa sulla casa la togliamo a tutti o qualcosa la facciamo pagare ai più benestanti e con quei soldi difendiamo il welfare locale?
Ecco, qui sta la sinistra capace di guardare a quanto accade nelle città europee come Barcellona ma anche Vienna, sapendo che solo una proposta autonoma e larga nelle città può determinare alleanze utili a governare ma soprattutto a cambiare. Senza questa ambizione saremo schiacciati dal doppio populismo. Credo che Roma meriti molto di più.

* l’autore è coordinatore di Sel a Roma