Per capire chi sono i “nuovi astenuti” che si sono aggiunti alla già robusta percentuale delle politiche di febbraio, l’Istituto Cattaneo ha analizzato i flussi elettorali nelle città di Brescia, Treviso, Ancona e Barletta. Da questo campione ridotto ma con ampia distribuzione geografica, l’istituto bolognese registra che la maggior parte di chi ha disertato le urne a febbraio aveva votato il M5S: «A Brescia e Ancona circa la metà dei voti dei 5 Stelle del febbraio 2013 sono andati all’astensione, a Treviso un terzo». Anche dal Pdl è arrivato un contributo rilevante alla crescita dell’astensione: soprattutto a Barletta ma anche a Brescia, Treviso e Ancona, dove il partito di Berlusconi perde verso l’astensione valori fra il 4,6 e e il 5,4% rispetto a febbraio. Quanto al Pd, anch’esso lascia qualcosa all’astensione ma in misura inferiore rispetto ai suoi avversari: il 3,4% a Treviso, ancor meno nelle altre città prese in esame.

Dal Cattaneo arriva anche una elaborazione del voto nei 16 comuni capoluogo chiamati alle urne, per capire chi abbia avuto più o meno successo rispetto alle politiche. Un’analisi non in riferimento alle percentuali sui voti validi ma ai voti in assoluto presi dai partiti e dai candidati. Il risultato vede un tracollo del M5S, che raccoglie meno di un terzo dei voti presi alle politiche. Ma perdono molti consensi, oltre il 60% sui voti in assoluto, anche i partiti di centro-sinistra e centro-destra. Con questi ultimi – il Pdl e la Lega – che subiscono una contrazione maggiore dei loro tradizionali avversari. Ad aver avuto maggiore successo rispetto a febbraio sono invece le forze che fanno riferimento ai partiti a sinistra del Pd, da Sel a Rifondazione comunista, che hanno incrementato del 8,8% i consensi rispetto alle politiche.

L’istituto fa anche uno scorporo per analizzare il valore del comune di Roma. Nella capitale, la flessione sui voti in assoluto registrata dal Pd rispetto alle politiche si riduce al -45% rispetto al -63% complessivo dei comuni capoluogo. Viceversa si accentua notevolmente la contrazione del Pdl, che perde oltre il 50% dell’elettorato conquistato alle politiche, e circa i due terzi rispetto alle regionali del Lazio.

I ricercatori Pasquale Colloca, Piergiorgio Corbetta e Rinaldo Vignati premettono che, in linea di massima, non è consigliabile fare confronti fra elezioni di differente livello. Ma osservano che le amministrative del 2008 fanno politicamente parte di un’altra epoca, vista ad esempio l’assenza del M5S. Di qui il confronto sui flussi elettorali più vicini nel tempo. Dai quali il Cattaneo offre questa chiave di lettura: «Nei flussi delle politiche di tre mesi fa avevamo notato che gli elettori 5 stelle provenivano soprattutto dai partiti tradizionali e non dall’astensionismo. E’ interessante a questo punto domandarsi se i voti perduti ora dal M5S sono (almeno in parte) di elettori “tornati a casa”, ai partiti da cui provenivano. A Brescia e Ancona il responso è coincidente: il M5S, oltre ad aver perduto circa la metà dei suoi voti precedenti verso l’astensione, ha avuto anche perdite di rilievo verso i candidati del centrosinistra e del centrodestra (Brescia e Ancona), delle liste civiche (Brescia), o altri candidati (Ancona). Lo stesso si è verificato a Treviso. Quindi in parte il M5Se ha svolto il ruolo di ‘piattaforma di transito’ verso l’astensione, e in parte c’è stato un ritorno ai partiti d’origine, sia a destra che a sinistra, confermando la natura non ideologica di chi aveva scelto Grillo».