La corsa verso le elezioni romane, in programma per la primavera inoltrata ma con possibilità di rinvio fino all’autunno, entra nel vivo con due endorsement che fanno la differenza, chiariscono i movimenti in corso e alludono agli equilibri nazionali in evoluzione.

IL PRIMO è quello di Beppe Grillo, che ha espresso il suo sostegno alla ricandidatura. «La Capitale ha bisogno ancora di te!», ha twitttato il fondatore rivolto a Raggi. Il secondo è quello di Goffredo Bettini, considerato stratega di Nicola Zingaretti oltre che grande sponsor politico degli ultimi sindaci del centrosinistra romano, da Francesco Rutelli a Ignazio Marino. «Dobbiamo avere un candidato di grande peso – sostiene Bettini parlando con Radio Immagina, emittente web del Pd – Io non sono mai voluto entrare nelle vicende di Roma, apprendo dai giornali che emerge la possibilità di Gualtieri, una delle persone più prestigiose della politica sia italiana, sia europea». Bettini chiude alla possibilità che il Pd finisce per sostenere la sindaca: «Raggi mi pare abbia legittimamente intenzione di ripresentarsi – dice – Noi non siamo in grado, per l’esperienza che c’è stata a Roma, di poterla sostenere in alcun modo».

A SOSTEGNO di Raggi, dopo Grillo, si è accodato anche Luigi Di Maio: «Chi sta con Virginia, sta con il M5S: Forza Virginia. Siamo con te». La settimana scorsa Raggi fa aveva rivendicato chiarezza sulla sua corsa per il bis in Campidoglio, chiedendo una consultazione su Rousseau che benedicesse definitivamente la sua candidatura. «Se qualcuno ha altri piani sulla città, lo dica apertamente». Nel momento di scontro interno al M5S rischiava di diventare il simbolo di un M5S «autonomista» e di attrarre tutti quelli che si oppongono all’attuale linea pro-Draghi. Così, al suo fianco si erano subito schierati Barbara Lezzi e Alessandro Di Battista, che da ieri risulta disiscritto anche dalla piattaforma Rousseau.

POI PERÒ si erano esposti anche personaggi vicini alla linea dei vertici come Stefano Buffagni e Fabio Massimo Castaldo. E il deputato romano Francesco Silvestri, tesoriere del gruppo alla Camera: «Voto su piattaforma e partiamo – commenta Silvestri – A Roma il Movimento 5 Stelle ha amministrato molto meglio delle giunte di centrodestra e di centrosinistra. Quindi dobbiamo lottare per proseguire quello che di buono stiamo facendo». Ma non è affatto chiaro se la candidatura di Raggi dovrà davvero passare per Rousseau e se ci saranno proposte alternative. Il gruppo dei cinque consiglieri della maggioranza che sostiene Raggi in Campidoglio non ha mai attaccato la sindaca ma propone un’alleanza progressista. Sembra un assist per la candatura di Gualtieri. L’ex ministro dell’economia non sarebbe sgradito a Conte, dal Pd auspicano che sciolga le riserve corra con l’ambizione di arrivare al secondo turno e a quel punto, anche grazie agli auspici di Conte, incassi il sostegno del Movimento 5 Stelle.

I CUI FUORIUSCITI seguono strade diverse. Un gruppo di cinque senatori espulsi dal M5S per non avere votato la fiducia a Draghi, intanto, sta procedendo alla raccolta di deleghe per avviare il ricorso collettivo in Tribunale e chiedere una sospensiva dei provvedimenti di espulsione dal M5S. Altri, starebbero concludendo l’accordo con l’Italia dei Valori per utilizzarne il simbolo e poter costituire una propria componente all’interno del gruppo misto. In Senato sarebbero già 8 i parlamentari disposti a dare vita alla formazione che si dovrebbe chiamare «Alternativa c’è». Altri eletti sono contrari ad entrare nel nuovo gruppo preferendo «combattere» la battaglia politica, e quella contro le espulsioni, dall’interno del M5S.

TRA QUESTI c’è Nicola Morra, che ieri ha espresso solidarietà a Di Battista: «Con Alessandro abbiamo condiviso tanto. Abbiamo anche avuto divergenze, mai scontri. Con lui il Movimento perde tanto. Tantissimo». Sullo sfondo resta la partita per eleggere il nuovo direttorio, di 5 membri e capire il ruolo che verrà ritagliato per Giuseppe Conte. Per candidarsi occorre la fedina delle sanzioni interne immacolata. A questo proposito, oltre alla questione dei dissidenti si starebbe aprendo anche il vado di Pamdora delle mancate restituzioni dello stipendio. In regola con i versamenti al momento ci sarebbero solo 112 i parlamentari.