I guai iniziano presto nella sede di Liberi e uguali. La vicenda abruzzese – dirigenti regionali contro «catapultati» – si è conclusa male, con una rottura con il ’nazionale’, e dirigenti che si scusano con i militanti di averli «coinvolti» in questo «schifo». L’uscente Melilla tuona: «Una delusione, un’infinita tristezza».

SULLA CARTA RISULTANO ancora aperti i dossier Sicilia e Sardegna, due territori le cui assemblee hanno scatenato la rivolta contro i candidati ’stranieri’. Ma in pratica le liste non si toccano: «Non ci sono margini di modifica», spiegano dal quartier generale di via Zanardelli a Roma. Spostare uno dei candidati contestati (Grassi in Sardegna, Costantino e Leva in Abruzzo, Epifani in Sicilia, per dire solo delle baruffe principali) significherebbe cambiare troppi tasselli del domino.

SULLA CHAT degli onorevoli di Mdp esplode il malcontento. Ad essere furiosi non sono solo gli ex di area Pisapia, tutti fuori dalle liste «senza neanche una telefonata», ma anche alcuni ex Pd. Nel Lazio c’è il caso Filiberto Zaratti: l’ambientalista eletto nei Castelli è stato rimpiazzato dalla toscana Elisa Simoni, ora in bilico in extremis con una candidata romana.

INTANTO LA ’QUOTA CIVICA’ tanto voluta da Piero Grasso evapora. Il medico di Lampedusa, Pietro Bartolo, portato fin qui in processione nei teatri, annuncia la sua rinuncia: «Il mio posto è qui, con gli isolani e i migranti». Ha parole amichevoli per Grasso e per Leu, e le conferma a chi lo interpella direttamente. Ma in Mdp in molti credono che la proposta del seggio di Pavia non era quello a cui pensava quando gli hanno chiesto di candidarsi. Qualche giorno fa aveva rinunciato anche Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia. E il sociologo Marco Omizzolo, ricercatore e vicepresidente della Onlus In Migrazione, chiarisce sui social che anche lui non accetta: «Leu si è dimostrata coerente con la peggiore tradizione politica dei partiti», scrive, «logiche solo spartitorie e non di cambiamento reale». Da più parti (Sardegna, Sicilia) viene invocato Grasso come garante. Ma a sua volta anche il presidente è oggetto di malumore per aver candidato il suo portavoce Alessio Pasquini: «Se chiede una persona di sua fiducia, non possiamo dirgli di no», è la replica imbarazzata che arriva da via Zanardelli.

DALLA SUA SICILIA, oltre a comunicati di fuoco contro la corsa di Epifani, arrivano anche le parole di Claudio Fava, eletto da Mdp e Si: «Non mi riconosco nel progetto di Leu, la Sicilia è vista come una colonia, serbatoio per prendere voti, per accompagnare in parlamento e salvare chi con la Sicilia non c’entra nulla», dichiara a Sicilialive.

NON È FINITA. PIPPO CIVATI spiega al politburo di Leu che in queste condizioni deve convocare un referendum fra gli iscritti di Possibile: «In nove regioni non ho neanche i candidati». Dei suoi solo tre sono eletti ’sicuri’. Ma dei tre uno è meno sicuro, ed è proprio Civati, nel collegio di Bergamo-Brescia. Un altro, quello marchigiano, ha però provocato le proteste dei militanti di Mdp che volevano invece Lara Ricciatti, deputata del territorio.

Confronto ruvido, quello fra Civati e gli altri due segretari di Leu, Speranza e Fratoianni. Proseguito nella notte.

C’È CHI DESCRIVE UN BERSANI imbarazzato e chi intercetta alla camera un Nichi Vendola molto preoccupato. A notte la situazione rischia di diventare ingestibile e Grasso convoca i vertici Mdp e Si.

SE ATENE PIANGE SPARTA non ride. La giornata dei guai al Nazareno inizia presto e prosegue per tutta la notte. Oggi la direzione che dovrebbe ratificare le liste è convocata per le 10 e mezza. Ma gli uomini di esperienza – nella sede del Pd svuotata di funzionari dalla cassa integrazione comunque non mancano – dubitano che non debba slittare. Renzi, barricato nella sua stanza a occuparsi personalmente del dossier candidati – insieme a Lotti, Guerini, Orfini, Rosato, Martina – ha in agenda incontri anche per stamattina.

Molti i tasselli delle liste ancora incerti. Innanzitutto non c’è ancora a quadra con Andrea Orlando. Il ministro, capo di una minoranza che ’pesa’ il 20 per cento (dati dell’ultimo congresso) ieri mattina ha smentito le minacce di disimpegno dalla campagna elettorale riferite dalla stampa. Si è incontrato a lungo con Renzi, ma la situazione è rimasta tesa per tutta la giornata, soprattutto dopo che sono filtrate voci di esclusione dalle liste di Cesare Damiano e Barbara Pollastrini (rispettivamente area Orlando e Cuperlo). Voci subito smentite dal Nazareno.

DELICATI I CASI CAMPANIA e Sicilia. Ieri la delegazione campana ha incontrato due volte Renzi, alla fine sembra certa la candidatura di Pietro De Luca, figlio del governatore, e del il suo braccio destro Franco Alfieri, «l’uomo delle fritture». IN SICILIA ieri il sottosegretario Giuseppe Castiglione, uomo forte di Alfano, ha lasciato Civica popolare di Beatrice Lorenzin. E invece il sindaco Leoluca Orlando si è iscritto al Pd, per garantire la candidatura del suo braccio destro Giambrone. Infine i tre alleati arancioni, Nencini-Bonelli-Santagata. Respinti al Nazareno mercoledì, ieri in serata ancora aspettavano di essere ricevuti