La destra ha fretta. Vuol riprendersi la regione al più presto. L’improvvisa scomparsa di Jole Santelli ha scompaginato i giochi e riaperto la partita. Tanto a destra quanto nell’area governativa. Ma anche a sinistra. «La nostra posizione è unica e univoca: ai calabresi deve essere consentito di tornare alle urne nel rispetto dei tempi prescritti dalla legge». Parla da predestinato, Gianluca Gallo, assessore regionale in carica con delega all’Agricoltura e al Welfare. È lui il papabile scelto da Forza Italia per sostituire Santelli alla guida della regione. E lui lo sa bene: più il tempo passa, più i problemi aumentano.

Per questo in un’intervista al Corriere della Calabria Gallo ha avvertito: «No a rinvii delle elezioni, strumentali, o dettati da calcolo politico». Il riferimento è alla Lega che, detenendo la reggenza con Nino Spirlì, pensa che dilatare i tempi del voto la favorisca. Ma sopratutto Gallo ha nel mirino i dem. A cui un rinvio sine die delle regionali farebbe comodo, eccome, per tessere la tela.

L’obiettivo del commissario regionale dei dem, Stefano Graziano, è riuscire dove tutti gli altri hanno fallito. Tranne in Umbria e Liguria: un’alleanza organica con i 5 Stelle. E, malgrado le remore dei grillini di Calabria, un nome a Roma l’avrebbero già trovato per l’accordo regionale. Una figura inattaccabile: l’attuale commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, calabrese di Melito Porto Salvo. Ovviamente gradito anche ai 5 Stelle, considerato che è stato proprio il premier Giuseppe Conte a volerlo nell’attuale ruolo. Le incertezze riguardano la sua propensione ad accettare un incarico del genere e anche l’andamento dell’epidemia che attualmente lo tiene occupato. Ma il segretario del Pd Nicola Zingaretti e il pentastellato Luigi Di Maio sono certi di convincerlo. Zingaretti la questione Calabria vuol dirimerla di persona. Già lunedì, in direzione nazionale, lo ha detto chiaro e tondo. In un partito regionale allo sbando, commissariato e dilaniato da liti furibonde, vuol sperimentare in terra calabra il patto con i grillini.

A sinistra dei dem, la situazione è molto fluida. Forti sollecitazioni giungono a Mimmo Lucano affinché si candidi a presidente della regione. L’ex sindaco di Riace dice di voler riflettere. Una cosa è certa. A queste latitudini la sinistra assiste disorientata ai giochi di palazzo e rischia di non esser presente così come accaduto nelle precedenti elezioni. «È necessario prospettare soluzioni alternative, organizzare il campo della sinistra – sostiene Filippo Sestito, della presidenza nazionale Arci e animatore dei movimenti calabresi – occorre pensare a un campo regionale largo, inclusivo, che faccia della sanità pubblica per tutti, del lavoro di qualità, della solidarietà, dell’accoglienza, della giustizia sociale e ambientale, della lotta alla ‘ndrangheta, alla massoneria deviata e alle ecomafie, il suo obiettivo primario.

La crisi sanitaria qui si è già trasformata in crisi sociale ed economica e la politica in questa fase ha l’obbligo di offrire un pensiero definito, programmi credibili, esperienze concrete, positive e riconosciute». Questa premessa, da parte di Sestito, per spigare «perché noi donne e uomini di sinistra individuiamo nell’esperienza di Riace (turismo responsabile e non invasivo, artigianato che crea lavoro, rivoluzionario modello di gestione dei rifiuti, innovativo sistema idrico che valorizza e privilegia esclusivamente l’acqua pubblica) e nella figura di Lucano il punto da cui ripartire. Il simbolo concreto di cosa è e di cosa può fare la sinistra».