Vita sempre più difficile per le unioni civili. Bloccato da mesi in commissione Giustizia del Senato, il ddl Cirinnà rischia adesso di essere definitivamente affossato per gli attacchi portati al testo non solo dal centrodestra ma anche da una parte del Pd. Al centro dello scontro ci sono le stepchild adoption, la possibilità di adottare il figlio del partner, da sempre ostacolata dal Ncd. Ma che creano problemi anche nel partito del premier, la cui componente cattolica vorrebbe sostituire questo istituto riconosciuto in diversi Paesi europei con l’affido. Al punto che in una riunione del gruppo al Senato si sta valutando la possibilità di abbandonare i lavori della commissione per presentare direttamente in aula un nuovo testo lasciando integre le modifiche già approvate per venire incontro alle obiezioni dei centristi ma senza toccare le adozioni. Un modo per aggirare l’ostruzionismo messo in atto dal partito di Alfano e Forza Italia, che finora sono riusciti a paralizzare il ddl in commissione Giustizia seppellendolo con centinaia e centinaia di emendamenti. A rendere poi più complicate le cose ci sono i tempi stretti entro i quali il provvedimento dovrebbe essere discusso e approvato, stretto com’è tra il dibattito sulle riforme costituzionali e l’avvio della discussione sulla legge di stabilità.
Fiutata aria di vittoria, il Ncd va all’attacco agitando lo spauracchio (inesistente) del ricorso all’«utero in affitto». «Qui si tratta di dire chiaramente giù le mani dai bambini», ha detto Carlo Giovanardi parlando delle stepchild adoption. Il senatore non si è fatto scrupolo di drammatizzare la discussione ipotizzando «scenari terrificanti» in caso di approvazione del ddl.
Ammesso e non concesso che il ddl veda mai la luce, il Senato rischia di approvare un testo completamente stravolto rispetto a quello attuale. Un primo snaturamento del testo si è avuta con l’introduzione dell’espressione «specifica formazione sociale» per definire le unioni civili, mediazione anche questa voluta dalla componente cattolica del Pd e approvata dal Ncd anche se poi ha votato contro. Adesso potrebbero saltare i riferimenti al codice civile che fanno riferimento al matrimonio. Per evitare che questo accada l’associazione no profit Progressi ha lanciato un petizione online in difesa del ddl Cirinnà che ha già raccolto seimila firme.