«Molti descrivono il fenomeno del tesseramento del Pd come circoscritto. Dovrebbero almeno ammettere che si tratta di fatti allarmanti». Gianni Cuperlo, che ieri mattina si è presentato alla sede dell’Inps di Roma per un comizio molto vintage – con il megafono e su una cassetta della frutta rivoltata – insiste nella richiesta di uno stop alle truppe cammellate che si stanno presentando a votare nei circoli Pd. Gli altri tre candidati alle primarie gli hanno risposto picche, ma il segretario Epifani per oggi pomeriggio ha convocato una segreteria, cui seguirà la riunione della commissione congresso. Che qualche provvedimento sul doping-tessere deve prendere. Perché, ha spiegato il presidente dei garanti dem Luigi Berlinguer, se i casi sollevati fin qui – tanti – saranno verificati, «sarebbe un fenomeno intollerabile». Fermare il tesseramento non si può. Fare l’esame del sangue ai nuovi iscritti è difficile. E così, alla vigilia della fine dei voti di circolo (il 10 novembre), la situazione del congresso è pasticciata, e forse compromessa. Al Nazareno si minimizza: «In questo momento in giro per l’Italia ci sono molti ricorsi anche perché chi perde prova a buttarla in caciara», viene spiegato. Come a Cosenza, dove i cuperliani denunciano «il ricorso preventivo» del candidato renziano sulla chiusura delle iscrizioni a Cetraro, dove però non si è ancora votato. «Quelli su cui si prenderanno provvedimenti alla fine saranno non più di 5 o 6», è la conclusione.

Ma la previsione tranquillizzante si infrange su nuovi guai in arrivo da Trapani: dove le tessere risultano 199, ma all’anagrafe dei votanti i nominativi sono 703, visto che molte sono state consegnate. Risultato, sono stati eletti due segretari. In parallelo.
A livello nazionale la situazione si fa anche più complicata: si apre il primo vero scontro fra duellanti che fin qui avevano usato un fair play persino sorprendente. Oggetto, i risultati dei circoli. Il comitato Cuperlo annuncia: «Dai dati, circa 250mila persone hanno votato e si conferma che, quando mancano pochi congressi di circolo, ci sono 49 segretari provinciali che sostengono Cuperlo; 35 che sostengono Renzi e uno che sostiene Civati. 7 segretari non hanno ancora espresso la loro preferenza». La replica da parte renziana è pesantissima: «Sono dati falsi. Non riusciamo bene a capire a cosa serva avvelenare i pozzi», dice Stefano Bonaccini. Per il quale i numeri dicono l’esatto opposto: «Sono 47 i segretari che sostengono Renzi e 38 Cuperlo». Controreplica di Patrizio Mecacci, cuperliano: «Siamo sorpresi dalle reazioni sopra le righe. Non è nostra intenzione scatenare risse. Quei numeri sono pubblici. Noi andiamo bene in Toscana, in Umbria, in Lombardia al netto per ora di Milano, in Liguria e nel sud»
È vero che la competizione locale non è sovrapponibile alla corsa nazionale. Lo stesso Renzi, nella sua Firenze ha votato un candidato che alle primarie sostiene Cuperlo. Le percentuali che contano usciranno dalle convenzioni provinciali che si concluderanno il 17 novembre. «Lì la partita riparte da zero», ammette Mecacci, «ma questo primo voto conta, e il futuro segretario dovrà prendere atto che c’è buona parte della base che ha una certa idea di partito». Quanto ai pacchetti di voti, «perché non dichiariamo tutti che non li accettiamo?».

Messa così, le premesse delle primarie sono pessime. Anche se c’è chi giura, come Nico Stumpo, che «il fenomeno del tesseramento gonfiato, dove c’è stato, è legato ai candidati locali. Alle primarie si sgonfierà». A questo punto il Pd può chiudere i cancelli. Con tutti i rischi del caso. Rischi annunciati quando all’assemblea del 21 settembre fu votato il regolamento, poi ratificato dalla direzione, che lasciava il tesseramento aperto fino al giorno dei voti di circolo; e i gazebo «aperti» l’8 dicembre. Scelta fortissimamente voluta da Renzi, ma omaggiata del solito voto unanime(ci fu un solo astenuto). Oggi Mecacci, ovvero l’area Cuperlo, recrimina contro Civati e Renzi. «Noi abbiamo subito questa impostazione. Ora c’è chi fa lo gnorri. E chi il furbo».