«La discussione dentro il Pd spesso si è incartatata, si sono innescate brutte dinamiche come quella del week end del 25 ottobre.  Non vogliamo più sentire la conservazione contro innovazione,  il figlio della Thatcher contro il gettone nell’Iphone. A un anno dalle primarie, vogliamo mettere in circolo in tutto il Pd delle idee, sperimentare nuovi modi di discussione. Una fabbrica per ripartire dal Pd». Parla Andrea Baldini, coordinatore dei giovani dem,  28 anni,  romano di Tor De Cenci, barbetta da giovane turco, terzo anno di dottorato in economia statistica, «finirò pusher come quelli di Smetto quando voglio», scherza. Intanto ha fatto bingo: oggi a Roma la giovanile del Pd convoca Factory 365, «una Leopolda per tutto il Pd», spiega. Capita nel pieno del terremoto politico-giudiziario  della Capitale. Nei 60 tavoli della Factory Pelanda di piazza Giustiniani ci saranno i giovani. Ma domani, alla plenaria, ci sono i big: Renzi, Orfini alla sua prima da commissario di Roma, Cuperlo, Zanda e Grassi).

Baldini, anche voi una Leopolda: è l’egemonia culturale del modello Renzi?

Del modello Leopolda semmai, perché funziona. La cosa che funziona meno della Leopolda è che viene vista come esterna al Pd. Noi la vogliamo fare per il Pd.

Fra i tavoli della Leopolda originale c’era il deputato Di Stefano, indagato per corruzione. Avete preso le vostre contromisure?

L’imbarazzo non è perché un indagato stava al tavolo della Leopolda, semmai perché il Pd ha un indagato per un reato del genere. La sicurezza che non si ripeta non c’è. Ma noi  vogliamo far sapere che esiste un Pd vivo e che vuole essere una bandiera della pulizia e del rilancio della politica.

Sui media però oggi il Pd è quello finito nell’inchiesta «Mondo di mezzo».

Una vicenda deplorevole che dimostra che c’è bisogno di ricostruire i partiti. Oggi fra i grandi poteri e i singoli amministratori non si frappone niente. Per questo c’è bisogno di una forza larga, rappresentativa e che vigili. Per fortuna dalle indagini emerge che l’amministrazione romana ha fatto da argine a questi fenomeni.

Lei è romano. Cosa non ha funzionato nel Pd della Capitale?

Qualcuno dice che è tutta colpa della deriva correntizia. Io non la penso così. Le correnti ci sono ma potrebbero anche essere un fatto positivo se arrichiscono il dibattito. Il problema è che da noi ci sono le correnti ma non c’è un Pd che abbia la forza di arginare fenomeni corruttivi. Nessuno si è accorto di nulla.

Davvero nessuno si è accorto di nulla? Gli indagati,  innocenti fino a prova contraria, sono noti recordman di preferenze. E anche molto chiacchierati.

Mettiamola così: se c’era sentore di qualcosa non c’erano gli anticorpi per espellere certi comportamenti. Ed è grave. Abbiamo le maglie troppo larghe. C’è bisogno di maggiore solidità, anche nei livelli intermedi. Il Pd non può essere un partito che si riunisce solo quando ci sono le primarie e i congressi di circolo, solo per votare. Deve promuovere politica.

Voi giovani dem vi convertite alle primarie ora che sono sotto accusa?

Siamo nati con le primarie, poi ci siamo dati un modello organizzativo che prevedeva i congressi. Ora ricominciamo a ragionare di primarie, ma se ne parlerà dopo le regionali. Il punto non è il metodo: con le primarie o senza, con le tessere o senza, se c’è un’infiltrazione non sarà il metodo a proteggerci. Ci protegge solo un partito con dirigenti e militanti in grado di vigilare.

Ma il Pd di Renzi è il partito del leader: il contrario di quello che  lei auspica.

No, non il contrario. Renzi è un leader forte, ma oggi assistiamo anche al ritorno della politica, una cosa che appartiene a un modello classico. Un leader forte è un fatto positivo ma non basta. La forza di una persona, per quanto illuminata e capace, non può impedire alcune derive.

Gli indagati del Pd romano sono giovani, quarantenni. Perché?

Non è un paradosso. Essere giovani non basta, anzi può essere un problema in più se non c’è un soggetto solido che ti ‘difende’ nei rapporti con influenze potenti. La corruzione, dicono le indagini, parte dal centrodestra di Alemanno. Ma da noi una nuova classe dirigente ha fatto fatica a sradicarla, vedremo quanto rimanendoci dentro.