Avanti popolo democratico, come se niente fosse. L’appello di Gianni Cuperlo a «cambiare le regole in corsa» per fermare le truppe cammellate che prendono d’assalto il Pd di mezza Italia riceve il niet di Renzi: «Le baruffe», le definisce così il renziano Dario Nardella, non sono belle ma «se Cuperlo ha notizie precise faccia i nomi. Di certo cambiare le regole in corsa senza averlo fatto quando era consentito e opportuno, ora è impossibile».

Insomma, la situazione è ai limiti, ma la macchina del congresso è partita, i cammellieri sono in azione e per i renziani con il vento in poppa va bene così. L’alternativa è mandare in bambola tutto l’ambaradàm, comprese le convenzioni e le primarie dell’8 dicembre. Il guaio è che oltre alle notizie dei tesseramenti gonfiati che arrivano di ora in ora, i prossimi giorni possono riservare sorprese anche peggiori. Questo week end si svolge l’ultima tornata dei congressi di circolo, nei quali il tesseramento resta aperto – l’iscrizione ’costa’ 20 euro – fino alle convenzioni, e cioè le assemblee che entro il 17 voteranno il candidato nazionale.
Poi sarà la volta dei gazebo di dicembre, anche quelli ’aperti’ previa dichiarazione di voto al Pd e obolo di due euro.

I rischi di inquinamento del voto sono evidenti. E nel Pd ormai siamo al tutti contro tutti. Patrizio Mecacci, coordinatore del comitato Cuperlo, avverte: «Alla domanda di partecipazione abbiamo risposto senza esitazioni con un regolamento congressuale che consentisse l’iscrizione fino al giorno del voto nei circoli. Se le cose non funzionano si possono e si devono cambiare. Lasciare che tutto degeneri è da irresponsabili». Replica Paolo Cosseddu, civatiano: «Comprendiamo l’imbarazzo di chi ha tra i propri sostenitori esponenti incandidabili come il siciliano Crisafulli, ma ricordiamo a Cuperlo che qualsiasi norma civile deve poter sanzionare i disonesti, più che scoraggiare gli onesti: la proposta di sospendere il tesseramento è tardiva, Cuperlo dica piuttosto se è d’accordo ad annullare i congressi sospetti». Ma la nota vicenda Crisafulli, il siciliano di tradizione dalemiana accusato dal palco della Leopolda di intrattenere rapporti con mafiosi ( l’interessato ha annunciato querela), non è l’unica. Plotoni di tesserati nuovi di zecca, in gran parte di osservanza renziana, spuntano in molti circoli. Insieme alle conversioni di esponenti di altri partiti, con truppe al seguito. Replica Chiara Geloni, bersaniana direttrice di Youdem sul suo blog: «È per questa idea che massima apertura sia sinonimo di massima democraticità che oggi è in corso un congresso in cui chiunque può votare, anche uno sconosciuto che si presenta al circolo con quindici euro in mano, anzi soprattutto lui. I risultati sono sotto gli occhi di tutti noi, purtroppo».

Intanto anche quello di ieri è stato un bollettino di guerra. A Frosinone tre candidati si sono autosospesi a causa di venti congressi di circolo dove gli iscritti sarebbero saliti in modo esagerato. A Roccasecca, secondo chi protesta, c’è un aumento del 450 per cento, del 250 a Belmonte Castello, del 119 a Castrocielo e del 300 a Piedimonte San Germano. Ma l’europarlamentare De Angelis, notabile del Pd locale, scrive a Epifani contestando le cifre. Bloccati e poi sbloccati i congressi di Caserta e Avellino, esplode un nuovo pasticcio a Roma. La candidata di area civatiana Lucia Zaratta denuncia «serrande abbassate ai circoli di Atac, Castel Giubileo, Dragona dove avrebbero dovuto svolgersi i congressi».

Notizie di irregolarità arrivano da Torino, da Rovigo, da alcuni centri della Toscana e dell’Umbria, dalla Puglia, da Cosenza, Catania e Siracusa.

Ma Nico Stumpo, bersaniano ex capo dell’organizzazione butta acqua sul fuoco: «In Lombardia sta andando bene, così in Emilia, nelle Marche, in Molise e in Abruzzo. Gli episodi delle altre regioni sono conosciuti e circoscritti. In più, quando il voto non riguarderà più i candidati locali, lo scontro sulle tessere si sfiammerà». Fin qui insomma non c’è motivo di parlare di un malcostume generale. «Del resto, abbiamo deciso di fare in fretta. Per chiudere il tesseramento prima del congresso ci sarebbe voluto almeno un mese e mezzo in più. Abbiamo voluto zippare il tempo. Questi erano i rischi, alcuni di noi lo avevano detto».

Ma un altro ex capo dell’organizzazione, Beppe Fioroni, non la vede così bene e avverte il candidato favorito: «Renzi rifletta. Se con le tessere a pagamento nei congressi Pd succede questo, alle primarie a basso costo che succederà? Un congresso pieno di brogli ci consegna un segretario appannato».