La festa del primo maggio usata per firmare un accordo che dimezza le pause. Succede nel Bolognese, succede nel gruppo Fca. Dove continua il sistematico ostracismo nei confronti della Fiom, alla faccia della sentenza della Corte costituzionale. Al ritorno in fabbrica, il giorno dopo il ponte per la festa del lavoro, i delegati dei metallurgici della Cgil hanno fatto l’amara scoperta. In fonderia – dove si producono componenti motore e dove lavorano circa 150 dei 300 dipendenti, la metà della fabbrica di Crevalcore – si passerà dai 67 minuti al giorno di pausa attuali, a 50 minuti da lunedì per poi scendere a regime a 30 minuti dal mese di luglio. Nel reparto plastica e in tutte le altre aree si passerà dagli attuali 45 minuti al giorno a 30 minuti.

È il frutto velenoso di un accordo che Fim e Uilm avevano già strombazzato sulla stampa locale («investimenti e assunzioni») prima del primo maggio, dimenticandosi però di sottolineare la parte negativa agli operai che ieri nelle assemblee infuocate come le temperature in fonderia li hanno contestati apertamente.

In questo modo il modello Pomigliano sbarca anche nella rossa Bologna dove il gruppo di Marchionne aveva finora avuto quasi timore ad imporlo.

Oltre a ragioni politiche, erano le specificità dello stabilimento a dettare cautela ai vertici aziendali. La fonderia che sforna componenti che vanno a Termoli per i motori Fca e farfallati per Volkswagen (sono i tedeschi ad aver tutelato i posti di lavoro e permesso che a Crevalcore non si facesse “cassa” nei lunghi anni bui post Fabbrica Italia) è un reparto molto pesante con temperature e condizioni di lavoro assai difficili, simili ad una acciaieria. Per questo le pause erano fisse e riconosciute dagli anni settanta.

I sindacati firmatari – Fim Cisl e Uilm – controbattono ricordando che il taglio delle pause verrà remunerato in busta paga e che l’accordo prevede nuovi investimenti sul sito e dieci stabilizzazioni per lavoratori interinali.

«La realtà è però diversa- spiega Francesco Di Napoli, rsa Fiom – . Gli interinali ora al lavoro sono 70 e se 10 verranno stabilizzati altri 30 andranno a casa mentre ne rimarranno altrettanti». In più le 10 assunzioni non coprono il turn over dei pensionati negli ultimi tre anni.

Anche sulle modalità della trattativa la Fiom ha molte critiche. «Parlano di accordo, ma nessuno lo ha ancora visto. Tanto meno noi della Fiom – racconta Di Napoli – che siamo stati convocati dal direttore del personale per una semplice informativa, alla faccia della sentenza della Corte costituzionale. Più che un accordo è quindi una presa d’atto da parte di Fim e Uilm delle decisioni dell’azienda. Da anni chiediamo una trattativa vera, ma in Fca sembra ancora impossibile».