In Italia la nuova drammaturgia continua a dare prove discontinue, a parte i nomi ormai acclarati: i nuovi e i nuovissimi autori rischiano spesso la banalità, o quanto meno la semplificazione eccessiva. Quelle più robuste, anglosassoni quanto nordeuropee, mantengono grinta e spessore, anche quando si applicano al quotidiano. Un suo spessore si va conquistando quella catalana: dopo il successo Del Principio di Archimede (tuttora in tour) è arrivato in scena Nerium Park, tutti e due di Josep Maria Mirò, omonimo dell’altro catalano diventato un cult anche in Italia grazie alla versione napoletana del suo Llueve (Chiove) ad opera di Enrico Ianniello, che nel frattempo sta per debuttare con un’altra traduzione, assieme alla grande Isa Danieli. Nerium Park ha dato anche l’occasione alla pubblicazione di quattro testi di Josep Mirò, tutti tradotti da Angelo Savelli che in qualche modo l’ha scoperto e portato in Italia, editore Cue. A realizzarlo stavolta un gruppo napoletano, il Nuovo teatro Sanità per la regia di Mario Gelardi, protagonisti Chiara Baffi e Alessandro Palladino. Entrambi piuttosto bravi a dar vita a quella coppietta felice , che va ad abitare in quel Parco degli oleandri. Peccato siano i soli, sempre più soli, con la conseguenza di sviluppare paure e fantasmi che li scinderanno irrimediabilmente, anche da se stessi. Un sapore di Pinter dentro la vegetazione mediterranea, una solitudine ancestrale che diviene padrona, divorando la superficialità di ogni rapporto, e la fragilità di ogni creatura.