Accade una notte a Parigi l’incontro di Theo e Hugo, i protagonisti dell’ultimo film dei registi francesi Olivier Ducastel e Jacques Martineau: Theo et Hugo dans le meme bateau. «Un film sentimentale, piuttosto che romantico» lo ha definito Martineau. Una storia che nell’arco di una sola nottata segue l’evolversi, o meglio la nascita, di un sentimento tra i due ragazzi del titolo in seguito al lungo rapporto sessuale che apre il film – che i due consumano prima ancora di «conoscersi» – e dopo che lo spettro dell’Hiv arriva a turbare una notte come tante altre in un sex club della capitale francese.

Sarà proprio Theo et Hugo dans le meme bateau – vincitore del premio del pubblico dei Teddy Awards durante l’ultima edizione della Berlinale – ad aprire, questa sera, il Festival Mix di Milano di cinema gaylesbico e queer culture. La proiezione, come tutte nella sede del Piccolo teatro Strehler, verrà seguita da un incontro con Olivier Ducastel e l’attore Geoffrey Couët.
Il festival milanese – che celebra quest’anno la propria trentesima edizione ad appena due settimane di distanza dal massacro al club Lgbtq Pulse di Orlando – durerà fino al tre luglio, con un programma di oltre settanta titoli tra lungometraggi, documentari e corti, molti dei quali ancora inediti in Italia.

Dalla selezione di Berlino 2016 viene anche Liebmann della regista tedesca Jules Herrmann, in programma domenica prossima: è la storia di un uomo che lascia la Germania e i fantasmi del passato in cerca di una nuova vita nel sud della Francia.
E in concorso tra i lungometraggi c’è anche Jason and Shirley di Stephen Winter – che ha esordito alla scorsa edizione del London Lgbt Festival – un film di finzione che ripercorre e reimmagina i retroscena della realizzazione di Portrait of Jason, documentario del 1967 della regista sperimentale Shirley Clarke incentrato su una lunga intervista a Jason Holliday, aspirante cabarettista newyorchese. «Portrait of Jason è l’unico tra i film più importanti della storia del cinema ad avere come protagonista un uomo nero e omosessuale», osserva Stephen Winter.

«Dalla prima volta che l’ho visto oltre vent’anni fa – continua il regista di Jason and Shirley – questo film ha vissuto in me, e in quanto uomo birazziale, gay e amante del cinema sapevo che prima o poi avrei dovuto trovare un modo di esprimermi su Portrait of Jason».
I cortometraggi in programma si articolano invece in quattro sezioni, tutte in cartellone sabato due luglio: Les Shorts by Immaginaria, Can’t stop the music – selezione di video musicali a tematica queer – Gay shorts e Media queer shorts: una retrospettiva dedicata ai migliori cortometraggi realizzati negli ultimi sessant’anni in Canada.

Al Festival Mix di Milano verranno presentati anche quattordici documentari, tra cui Coming Out: il lavoro autobiografico dell’americano Alden Peters che filma se stesso e i suoi familiari durante il processo di comunicare a tutti loro la propria omosessualità.
Dall’Australia viene invece Scrum di Poppy Stockell, che segue una squadra di rugby interamente fatta di giocatori gay – i Sydney Convicts – che cercano di scalare la classifica della Gay rugby world cup.

Molti sono i documentari in concorso provenienti dall’Italia: questa sera per esempio verrà proiettato Principe Maurice di Daniele Sartori, che ripercorre la carriera di Maurizio Agosti dal Cocoricò di Riccione al ruolo come Gran cerimoniere al carnevale di Venezia. Una storia biografica è anche La donna pipistrello di Matteo Tortora e Francesco Belais, storia della transessuale Romina Cecconi. Nata col nome di Romano nel 1941, la protagonista del documentario di Tortora e Belais cambiò sesso nel ’72, a Losanna, pagando la sua scelta con tre anni di confino a Volturino, in provincia di Foggia. In seguito, citando in tribunale l’anagrafe che non le riconosceva il genere femminile sulla carta d’identità, ha fatto la storia del diritto italiano.