La paura dovuta all’allarme terroristico, al livello massimo di allerta (4 su 4) nella città di Bruxelles, sembra essere passata. A farsi strada ora è il sentimento di diffidenza verso lo straniero, o il cittadino musulmano.

Il livello di allerta resta comunque alto nella capitale belga: livello 3 su 4 con «minaccia possibile e veritiera» almeno fino alla fine del 2015. La presenza dei blindati di guerra sullo spazio pubblico, le cui immagini hanno fatto il giro del mondo, è adesso più discreta. Anche se le ronde dei militari per le strade della capitale belga sono diventate la quotidianità.

Ad avere la meglio è stata forse la voglia di normalità (e la paura delle forze politiche di fermare economicamente una città) piuttosto che la minaccia di un attacco imminente. La versione di un attentato sventato nel fine settimana del 21-22 novembre scorso, sostenuta a gran voce dal governo di centro-destra, è stata poi di fatto smentita da alcune voci, non ufficiali, del Servizio di sicurezza Federale, come sottolineato dal quotidiano belga Le Soir.

Resta però nell’opinione pubblica il sentimento di paura, a cui si sovrappone la diffidenza dell’altro, di cui sono spesso vittima giovani arabo-musulmani. Questo l’allarme che negli ultimi giorni è stato lanciato da Patrick Charlier, direttore del Centro interfederale per le pari opportunità, il quale sottolinea un aumento dei casi di islamofobia.

I dati vengono forniti dal Collettivo contro l’islamofobia in Belgio (Ccib), con 47 nuovi casi di razzismo o intolleranza nell’ultimo mese, di cui almeno 10 gravi (aggressioni fisiche o minacce di morte).

Secondo un sondaggio, lanciato dal quotidiano La Libre e dalla televisione pubblica francofona Rtbf, quasi un belga su due vorrebbe mettere fine all’accoglienza dei rifugiati. Un sentimento che ha preso corpo nel progetto di legge del governo di limitare i termini di tempo del permesso di soggiorno sul territorio belga per i richiedenti asilo. Una proposta lanciata dall’esponente più estremista del governo, Theo Francken in quota N-VA (partito nazionalista fiammingo), vicino ad ambienti di estrema-destra. Ministro alle politiche d’integrazione, Francken ha proposto una riduzione del permesso di soggiorno per rifugiati e richiedenti asilo a 5 anni. Ad oggi il permesso è illimitato nel tempo.

Sul campo delle indagini relative alla fuga del sospettato terrorista Salah Abdeslam, nuovi particolari emergono dalle inchieste. Il ricercato numero uno in Europa sarebbe stato individuato in un appartamento nel cuore di Molenbeek, durante le operazioni di lunedì 16 novembre, tre giorni dopo gli attentati di Parigi. Ma sarebbe riuscito a scappare nascondendosi in un armadio, durante un trasloco, forse organizzato per favorirne la fuga.
Una versione non confermata, ma nemmeno smentita dalle forze dell’ordine. Le forze speciali sarebbero intervenute all’indirizzo in questione quella stessa mattina, trovando solo le tracce del suo passaggio.

Il fuggitivo «sarebbe riuscito a passare fra le maglie di controllo nonostante il soggetto fosse sorvegliato» è lo scoop lanciato in questi giorni dalla televisione pubblica Rtbf. Una notizia che ha alimentato la polemica fra governo e opposizione, già esacerbata dal dibattito sui limiti della legislazione belga in materia di perquisizione (vietata fra le ore 21 e le ore 5 del mattino).

Su questo tema le dichiarazioni del ministro della giustizia Koen Geens alla televisione francese, secondo cui il ricercato Salah Abdeslam sarebbe riuscito a scappare a causa della legislazione belga, ha infiammato il dibattito politico. Dichiarazioni a cui ha fatto seguito la smentita della Polizia federale: «Avevamo indicazioni rispetto alla presenza del soggetto nell’appartamento in questione» fa sapere la polizia in un comunicato ufficiale, aggiungendo che «le perquisizioni non hanno però portato alla sua cattura» e che in nessun modo la legislazione belga avrebbe limitato l’azione delle forze di sicurezza.