Abbiamo sempre più bisogno di dive. Per non soffocare di tristezza, delusione e noia. Poco ci resta di un immaginario glam in cui fascino, talento, ideologie e ribellione andavano a titillare quella parte inconscia di noi capace, però, di renderci più simili al divino che al mercataro urlante (entrambi, si sa, convivono dentro le nostre anime alternandosi piuttosto patologicamente). La diva, e la sua divinità che elargisce generosamente a ogni apparizione, ha il potere di risvegliare un palpito gioioso del nostro cuore e di spingerci a dare di più. E a sognare di più. Il primo «Per fortuna che c’è Sanremo» parte da qui. Quest’anno c’è Patty Pravo. Giunge al suo decimo festival festeggiando un traguardo che pare impossibile: 50 anni di carriera.

«NON MI FA nessun effetto perché di fatto sono anche di più». Lei, che della giovinezza di corpo e modi e interessi artisticamente innovativi ha fatto una ragion d’essere. Forse questo a Nicoletta neppure interessa: le vere belle sono così, non se ne curano. Patty è stata quello che Kate Moss è stata per la moda: l’incarnazione di un tipo nuovo, prima di lei nessuno mai. Eppure: «Sono la persona più normale del mondo – dice- indosso sempre i jeans e una maglietta scomposta. Mi piace camminare e girare per i negozietti. Chi pensa che io sia una diva lo fa per una questione di affetto». Gli abiti che indossa all’Ariston non hanno nulla di casuale: «Li ha disegnati il mio assistente Simone Folco e sono molto particolari, tecnologicamente avanzati».
Un po’ come la vita, cantato in coppia con Briga, è un brano che parla della vita e del suo significato. Precede l’uscita di Red, album dalla copertina strepitosa, sul mercato dall’8 febbraio per l’etichetta «Museo dei Sognatori» e distribuito da Believe. «Io canto solo quello che mi piace. Trovo che la maggior parte delle canzoni di oggi siano negative e parlino male di tutto. Invece bisogna essere positivi, soprattutto se si è giovani. Io per esempio penso che il momento migliore della mia vita debba ancora arrivare. Vedo le cose in prospettiva e non mi perdo a rimuginare su ciò che è stato. Bisogna lasciar fare all’animo e sperare di incontrare persone deliziose. Questi sono i regali più belli della vita». Come Briga, che la ricopre di attenzioni e mazzi di fiori, pare addirittura che le si sia inginocchiato innanzi: «Amo lavorare con i giovani. Non tutti però. Alcuni, usciti dalla tv, si sentono come dio. E questo non deve succedere mai, neppure quando sei all’apice della carriera».

ADORABILE fu pure Franco Califano, in Red c’è una canzone scritta da lui che le lasciò nel testamento dal titolo Io so amare così: «Voleva che io la cantassi, si tratta di un suo inedito. Sono felice e onorata che sia nell’album. Era un amico e un artista straordinario». Di vincere non se ne parla nemmeno, non è un suo obiettivo: «A me interessa cantare pezzi che restino nella storia, come Dimmi che non vuoi morire per dirne uno. Vincere sarebbe troppo faticoso. Devi uscire a cena, fare le cinque del mattino, buttarti in mezzo a migliaia di persone…io amo stare nel mio e con i miei. Meglio arrivare secondi».