A un anno e mezzo dalla sua elezione per il sindaco di Genova Marco Doria questi sono senza dubbio i giorni più difficili. La piazza, quella che ha sfilato per le vie della città, ne ha chiesto a gran voce le dimissioni. E i genovesi, stretti tra una città paralizzata dagli scioperi e l’incertezza sul futuro del trasporto pubblico (per non parlare del futuro produttivo della città) sono più che preoccupati.

«I sindacati ci hanno chiesto di sospendere la delibera sulle partecipate visto che c’era in contemporanea una trattativa in corso sul futuro di Amt – ha riferito ieri il sindaco ai consiglieri comunali dopo l’interruzione della trattativa – , ma io ho chiarito che per sospendere la delibera e aprire una trattativa senza pregiudiziali occorreva sospendere l’agitazione».

Il braccio di ferro è proseguito per circa tre ore, ma non si è materilizzata nessuna via d’uscita, al contrario le posizioni si sono fatte sempre più rigide. Per i sindacati infatti l’unica condizione per sospendere l’agitazione sarebbe stata l’impegno da parte dell’amministrazione comunale alla ripatrimonializzazione conferendo nel magre casse dell’azienda di trasporto pubblico (8 milioni di euro il capitale sociale) alcuni beni immobili di proprietà del Comune.

Eppure mercoledì il sindaco aveva provato a tranquillizzare i tranvieri, garantendo che non ci sarebbe stata la paventata privatizzazione per tutto il 2014. «Amt, aveva chiarito il sindaco in una conferenza stampa – resterà di proprietà del Comune di Genova fino a quella data, ma lì ci dobbiamo arrivare con un’azienda viva».

Salvare l’azienda comunale del Tpl dal fallimento in attesa della gara che a metà del prossimo anno dovrà decidere come sarà organizzato il trasporto pubblico ferro-gomma in tutta la Regione. Era stata questa la via scelta da Doria per garantire a sindacati e lavoratori quella «prospettiva» futura ritenuta indispensabile dalle parti sociali. «Amt ha raggiunto nel 2013 un seppur precario equilibrio dei conti grazie a al contributo dei lavoratori e a quello del Comune di Genova, che ha versato nelle casse di Amt 29 milioni di euro nel 2012 e 31 milioni nel 2013».

Come dire, il Comune, schiacciato dal patto di stabilità, ha fatto tutto quel che poteva e farà lo stesso anche per il prossimo anno, ma anche i lavoratori dovranno continuare a fare sacrifici. E questo tradotto in cifre significa rinnovare per il 2014 l’accordo firmato 7 maggio scorso dai sindacati che ha portato per l’azienda a un risparmio di circa 8 milioni di euro, tra la rinuncia ad accordi integrativi, premi di produttività e contratti di solidarietà per circa 600 lavoratori degli appalti, e nessun esubero fra i 2.500 dipendenti. Solo così, dice in sostanza l’amministrazione, possiamo evitare che l’azienda si ritrovi a portare i libri in tribunale.

Ma un muro sempre più alto si è materializzato tra il sindaco e i lavoratori giorno dopo giorno, anche a causa delle dichiarazioni che il primo cittadino ha rilasciato in merito alla protesta. Doria ha stigmatizzato come «illegittima» l’agitazione, dopo che martedì, quando i tranvieri avevano occupato la sala del Consiglio comunale aveva dichiarato: «Esiste un problema di democrazia. L’occupazione del consiglio comunale è un fatto gravissimo». E sugli scioperi: «Non aiutano a trovare una soluzione e danneggiano i cittadini».