È continuato fino a tarda notte, in Argentina, il dibattito parlamentare sul pagamento del debito ai fondi speculativi: i buitres, i fondi avvoltoio. Una discussione storica, accompagnata da una grande manifestazione che ha riunito tutto l’arco della sinistra e dei movimenti al grido di «Patria o buitres». Lo slogan sintetizza la drammaticità del momento, che potrebbe far ripiombare il paese in un indebitamento mastodontico che peserà sul suo futuro e costituirà un pericoloso precedente internazionale. L’opposizione sta promuovendo una raccolta di firme per chiedere un referendum ed è possibile inviare alle rappresentanze diplomatiche argentine in Italia (essed@mrecic.gov.ar) una petizione, già attiva su change.

Gli avvoltoi hanno cominciato a volare basso nel 2013, con la sentenza del Tribunale federale di New York, che ha condannato l’Argentina a pagare il 100% del capitale nominale più gli interessi dei titoli (1.300 milioni di dollari) ai fondi speculativi che non hanno accettato la ristrutturazione del debito: realizzata, tra il 2005 e il 2010 dai governi Kirchner con la stragrande maggioranza dei creditori. Tra quel 7% di fondi speculativi decisi a battere cassa, c’è però il miliardario Usa Paul Elliott Singer, proprietario del fondo Elliott Capital Managemet, specialista nel rilevare dagli stati in fallimento titoli di debito svalutati, per poi ricorrere ai tribunali e pretendere pagamenti stellari per fondi pagati al minimo.

Singer, finanziatore dei Repubblicani Usa e grande amico del giudice Thomas Griesa, titolare del Tribunale Federale newyorchese, ha accumulato capitali speculando sui debiti del Congo e del Perù negli anni ’90. E nel 2008 ha incamerato i titoli svenduti dai creditori che non hanno accettato la ristrutturazione del debito argentino, per poi rivolgersi all’amico Griesa. Il giudice ha ingaggiato così una crociata contro il governo Kirchner, arrivando a bloccare una rata di pagamento destinata ai fondi che avevano accettato il patteggiamento. Cristina Kirchner ne aveva fatto una battaglia di sovranità e di indipendenza, mettendo in guardia tutti i paesi in crisi sul pericolo rappresentato da un simile precedente speculativo. E aveva denunciato all’Onu il «terrorismo economico e finanziario».

L’Argentina, aveva detto, vuole onorare il debito, ma alle condizioni pattuite con la maggioranza dei fondi. Aveva perciò rimesso in campo altre proposte, sempre rifiutate dagli avvoltoi, ricevendo l’appoggio dell’America latina progressista e anche dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica). Intanto, Kirchner aveva promosso due leggi fondamentali, a protezione dell’economia nazionale: la Ley de Pago Soberano e la Ley Cerrojo, che ora si cerca di disinnescare per spalancare la porta agli avvoltoi.

Macri deve pagare il conto ai suoi terminali a Washington, e onorare la promessa elettorale fatta agli avvoltoi. Chi ne debba pagare il costo appare chiaro dalle feroci politiche di tagli, aumenti stellari dei servizi e licenziamenti messi in atto in questi tre mesi. L’inflazione sta raggiungendo uno dei suoi picchi più alti, ma nella pagella consegnata da Obama in un’intervista alla Cnn, Macri è però un alunno da lode, mentre nel sottoscala finisce il presidente venezuelano, Nicolas Maduro, che nonostante la drastica caduta del prezzo del petrolio, continua a destinare oltre il 60% delle entrate ai progetti sociali. Dopo il viaggio a Cuba, il 20 marzo, Obama sarà in Argentina, a ridosso della data che ricorda il colpo di stato militare del 24 marzo 1976, voluto dalla Cia. Né le storiche Madres de Plaza de Mayo, né le Abuelas, le Nonne che continuano a cercare i nipoti rubati dai militari, hanno accettato di incontrare il presidente Usa. Le organizzazioni che si battono per il recupero della memoria storica e per portare in tribunale i repressori di allora, denunciano le pressioni e i colpi bassi portati avanti dal presidente-imprenditore che ha nominato suoi fedeli nei posti chiave della magistratura.

In questi giorni, è stato arrestato in Colombia l’argentino Juan Carlos Francisco Bossi: un torturatore, ricercato per delitti di lesa umanità commessi tra il ’76 e il 79 nella provincia di Santa Fe e per aver fatto parte del governo di fatto denominato Proceso de Reorganizacion Nacional, tra il ’76 e l’81. Uno dei responsabili dei voli della morte. Si faceva chiamare «il dottore»