La Polonia va al voto domenica per scegliere il suo presidente, e questa volta per davvero. All’inizio di maggio Jarosław Kaczynski, numero uno del partito della destra populista di Diritto e giustizia (Pis), era stato messo nell’angolo dai suoi alleati rinunciando in extremis a organizzare le operazioni di voto interamente per corrispondenza in piena emergenza da Covid-19. Gesto che è stato percepito come una debolezza politica da parte del bacino elettorale della maggioranza e da alcuni indecisi ma che ha finito per scalfire solo parzialmente la popolarità del presidente uscente Andrzej Duda, espressione del Pis, dato intorno al 40%. Un risultato che non gli basterebbe a evitare il ballottaggio con Rafał Trzaskowski (-13% rispetto a Duda) sindaco di Varsavia e candidato dall’alleanza di centro-destra Coalizione civica (Ko).

Con un colpo a effetto questa settimana Duda era volato a Washington per incontrare Donald Trump in quella che è stata la prima visita ufficiale oltreoceano di un capo di stato straniero negli Usa dopo il lockdown degli ultimi mesi. Un tentativo smaccato da parte del PiS di aumentare la visibilità del proprio candidato a ridosso delle urne alle quali i polacchi che non sono in quarantena potranno questa volta recarsi in prima persona in patria ma anche in alcuni seggi all’estero.

Al di là delle solite dichiarazioni di circostanza è difficile dire quali siano i risultati concreti di questa visita ufficiale se non il fatto che gli Usa continueranno a ridimensionare la propria presenza militare in Germania.

Una strategia che avrà come conseguenza il progressivo ricollocamento di alcune unità militari in Polonia e più in generale nell’est del continente europeo. L’anno scorso almeno la parte americana aveva fornito qualche numero parlando di 1.000 marines da dislocare in Polonia ma certamente in futuro potrebbero essere molti di più. Rinforzi che si vanno ad aggiungere ai quattro battaglioni Nato chiamati ad alternarsi a rotazione in territorio polacco e nelle tre Repubbliche baltiche, decisione che era stata presa proprio durante un vertice dell’Alleanza Atlantica a Varsavia nel 2016.

Difficile prevedere la portata dell’effetto Trump sulle elezioni di domenica. Tuttavia questa visita potrebbe anche essere interpretata da alcuni come la prova dell’atteggiamento remissivo di Duda che quasi sembra aver bisogno d’incontrare «qualcuno che conta» per poter legittimare un eventuale secondo mandato tra gli indecisi.

Figlio di un compositore jazz, a dicembre scorso il primo cittadino di Varsavia aveva sottoscritto insieme ai suoi colleghi di Bratislava, Praga e Budapest il «Patto delle Città Libere» contro i governi dei paesi del gruppo Visegrad. Trzaskowski proviene da quell’ambiente di amministratori progressisti al timone delle grandi città del paese come il sindaco di Danzica Paweł Adamowicz tragicamente assassinato il 14 gennaio 2019. Poco più di un mese dopo la morte di Adamowicz, il candidato di Ko aveva firmato la cosiddetta Karta Lgbt, una dichiarazione in sostegno della comunità Lgbt che prevede l’inserimento dell’educazione sessuale tra le materie insegnate nelle scuole della capitale. E qui bisogna fermarsi per capire la strategia di Duda che ha rispolverato in fretta e furia la narrazione anti-Lgbt per tornaconto elettorale. Il 10 giugno scorso il candidato del PiS ha firmato la Karta Rodziny, una «carta della famiglia». Si tratta di un documento fortemente discriminatorio in cui Duda si impegna a difendere la famiglia tradizionale e a proteggere i bambini dall’«ideologia Lgbt».

I suoi colleghi di partito non hanno fatto altro che gettare benzina sul fuoco nelle ultime settimane. «Sono loro quelli che puntano a educare alla pedofilia rendendone l’insegnamento obbligatorio per le istituzionali locali», ha tuonato il falco del Pis nonché ex-ministro della difesa Antoni Macierewicz, proprio lui che era stato l’anfitrione del summit Nato varsaviano di quattro anni fa. I sondaggi dicono che Trzaskowski potrebbe farcela in un eventuale testa a testa tra due settimane. Ma per farlo avrà bisogno del sostegno diffuso del voto in chiave anti-Pis degli elettori del giornalista televisivo e candidato indipendente Szymon Hołownia (dato intorno al 10%) e di quelli di Władysław Marcin Kosiniak-Kamysz (4%) candidato del Partito popolare polacco (Psl) di matrice rurale ma europeista.