Entra nel vivo l’edizione 2015 del Roma Europa Festival, che festeggia quest’anno il trentennale. Una data importante celebrata come di consueto con un cartellone in cui le espressioni artistiche e la loro multimedialità, vengono toccate in più direzioni. Teatro, danza, performance digitali, circo contemporaneo e musica costituiscono la totalità delle decine di eventi che dallo scorso 23 settembre stanno animando la città di Roma in ben quattordici spazi diversi. Per la settimana in corso l’attenzione si concentra sui suoni della world music, grazie alla striscia di appuntamenti dal titolo Afropolitan che tra domani e sabato 31 ottobre animeranno i locali del Macro Testaccio – La Pelanda.

Un trittico di concerti che si apre domani con la stella ghanese dell’highlife Pat Thomas & Kwashibu Area Band, proseguirà venerdi 30 con la formazione congolese dei Mbongwana Star proveniente da Kinshasa, costituita da una parte dei disciolti Staff Benda Bilili, per poi concludersi il giorno seguente con i giovani sudafricani BLK JKS autori in un interessante afro-rock contemporaneo. Se la seconda e la terza band rappresentano un argenteo presente e futuro per le sonorità afro, Pat Thomas e il suo combo sono la leggenda aurea dell’avvolgente testimonianza sonora dell’highlife. Proprio un recente ed omonimo album, lo ha riportato sotto i riflettori, grazie ad una ottima produzione discografica curata dalla Strut Records.

«Questo lavoro – spiega il sessantaquattrenne Thomas – è stato realizzato insieme a Kwame Yeboah e Ben Abarbanel-Wolf. Kwame è uno dei talenti giovani del Ghana. L’ho conosciuto quando era poco più che un ragazzino. Invece Ben lo conosco attraverso il lavoro fatto in questi anni insieme a Ebo Taylor (chitarrista, arrangiatore, autore, una delle figure più importanti della musica ghanese delle ultime sei decadi, nda)».

Grazie a questo disco, Pat Thomas affronta per la prima volta un tour europeo. Parla di se stesso – scherzosamente – come di una vera e propria «testimonianza vivente dell’epoca migliore dell’highlife»: «È uno stile straordinario – spiega – lo definirei lo swing del Ghana. All’inizio, parlo degli anni ’50, veniva suonato negli hotel e nei club ma velocemente si è sviluppato in un’ampia gamma di stili e sotto generi». Dagli esordi nei ’60 come percussionista e cantante della formazione locale Kumasi in cui entrò grazie ad un familiare protagonista di quella band, fino alla lunga gavetta con la stella Ebo Taylor, il cantante africano ha sempre mantenuto una fedeltà invidiabile verso i suoni di cui oggi è ambasciatore. Highlife quindi come una questione di famiglia e che oggi lo fa orgogliosamente pronunciare di essere «Il Cantante» ghanese per eccellenza: «Si, certo negli anni mi sono dedicato anche al rock, reggae, soul. Ma penso che, sostanzialmente, sia tutto…highlife!». Il nuovo progetto prevede una serie di vecchi brani rielaborati per l’occasione con la band, oltre a una hit recente come Odoo Be Ba.

La tragedia dell’immigrazione in Europa dall’Africa, non lo lascia ovviamente indifferente: «È una cosa che mi addolora profondamente. Non ho ricette per risolverla, ma immagino che i popoli costretti a fuggire dai loro paesi distrutti da guerre e carestia non hanno alternative davanti. Certo poter restare nel proprio paese lavorando per un domani migliore, potrebbe essere la risposta giusta. Ma non mi illudo…».