Luca Pastorino, lei è uscito dal Pd e ora corre da presidente della Liguria contro la candidata dem. Renzi dice che lei fa come ’Tafazzi’. Ha deciso di far vincere la destra?

È strano che il presidente del consiglio a 50 giorni dal voto scopra che in Liguria il Pd ha un problema. Noi gliel’avevamo detto in mille modi. Ma la storia di Tafazzi è vecchia, se lo diverte ancora posso rispondergli che Tafazzi è lui: è lui che ha diviso la sinistra. O meglio che i liguri sono stufi di fare i Tafazzi e scegliere il meno peggio, che sia la candidata della conservazione del Pd o quello della destra. Il punto è chi è la persona più adatta a governare. Il voto utile lo chiedo io.

Renzi teme di perdere la Liguria?

Se la Liguria si perde non sarà perché vince Toti. La Liguria si perde se lancia segnali che il Pd nazionale non ascolta. E non quelli di Pastorino, che è uno sfigato sindaco di paese (Bogliasco, Genova, ndr) ma di tutto un mondo, parte del quale non sa neanche che il 31 maggio si vota. Renzi stia tranquillo, la Liguria non si perde: ci sono tutti i margini, vinciamo noi.

La destra ha catapultato il consigliere di Berlusconi, Toti, oggettivamente poco competitivo – ha persino sostenuto che Novi Ligure è in Liguria -. Non vogliono disturbare Raffaella Paita, la candidata Pd?

Con la scelta di Toti è difficile non sospettarlo, del resto la candidata Pd che è andata esplicitamente a guardare a destra.

Il Pd ha mandato una lettera agli iscritti minacciando sanzioni per chi non sostiene Paita.

Un gesto impulsivo, un autogol. Anche perché il monito è rivolto agli iscritti e agli elettori: non si capisce come farebbero a controllarli. Chiameranno dei veggenti ai seggi? Non scherziamo. Temono il voto disgiunto. Ma noi non ci infiliamo in baruffe che ormai non interessano a nessuno.

Ora i sondaggi la danno al 18%.

Un sondaggio l’ho voluto fare anch’io per verificare se quelli che circolavano erano attendibili. Ma comunque i sondaggi non dimostrano un granché, tranne che abbiamo molte potenzialità. Misurano un disagio di cui noi siamo parte. E poi mettiamoci anche il profilo civico della mia candidatura: sono un sindaco, e anche un sindaco rompicoglioni. Nella mia infinita piccolezza ho sempre dato un segnale non dico di competenza ma almeno di attenzione ai problemi.

Ha fatto pace con chi, alla sua sinistra, voleva un altro nome?

Con alcuni sì, con altri no. Ma io non sono litigioso. Ora cercherò di convincere tutti con il programma, che stiamo completando.

L’estrema sinistra l’accusa di avere avuto una debolezza su una storia di cemento a Bogliasco. Le piace il cemento?

Che palle, non hanno altro a cui attaccarsi. Le spiego in sintesi: è una storia di un procedimento di sviluppo di una parte piccolissima del mio territorio. Noi, tutti, – l’Unione per Bogliasco – l’abbiamo ereditata dalla precedente amministrazione e abbiamo dovuto gestirla. Ho già detto che io non l’avrei mai fatta così. Erano terreni con l’indice di edificabilità che negli anni hanno avuto ipotesi da 20mila metri cubi. Fortunatamente negli ultimi tempi hanno ridotto le volumetrie, e l’ultima amministrazione ha trovato un signore di Voghera che ha pagato tutti i proprietari e presentato un piano su 5000 metri cubi. Noi abbiamo chiesto più soldi, abbiamo spostato una ditta di materiali edili che era nel fiume. Quello che penso sull’uso del territorio si sa. E sta scritto sul programma.

Renzi accusa i civatiani come lei di scorrettezza: il Pd a Venezia sostiene Felice Casson, che ha vinto le primarie. Voi in Liguria avete perso e avete lasciato il Pd.

Innanzitutto Casson e Paita non sono paragonabili. E Venezia è un’altra storia, forse anche un altro Pd. Casson prima delle primarie non ha fatto gli accordi con la destra, Paita sì. E questo Renzi l’ha liquidato con un tweet. In Liguria non se n’è andato solo Sergio Cofferati ma tanta gente normale, semplici militanti che vedevano ogni giorno consiglieri regionali di destra dare il sostegno a Paita. Scene di trasformismo cosmico.

La sua candidatura sarà un laboratorio nazionale per la sinistra?

Intanto proviamo a vincere in Liguria, dove le condizioni ci sono. Certo, tutti ci guardano, e non è escluso che qualcuno possa trarre qualche indicazione da noi.

Su cosa punta il suo programma?

Sarà fatto di dodici punti. Dal reddito minimo di autonomia alla trasparenza: propongo l’anagrafe dei politici e anche quella dei lobbisti, visto che nella nostra regione ci sono state tante infiltrazioni mafiose. Insisteremo sul territorio sostenibile con proposte di green economy che partono dall’efficientamento degli edifici pubblici. Lo faremo con proposte legate al commercio e all’artigianato, settori qui molto difficoltà. Abbiamo anche proposte per lo sviluppo industriale, visto che su questo le politiche nazionali non si vedono.

Sul dissesto idrogeologico cambierà la politica di Burlando?

Direi di sì, visto che io propongo green economy e tutela del territorio al posto di costruire. Abbiamo perso anni di discussioni sulla Gronda (il contestato nodo autostradale, ndr) e invece la prima grande opera da fare era rimediare al dissesto.

È contrario alla Gronda?

Sempre avuto un parere negativo.

Vuol dire a Renzi di stare sereno?

Sarebbe un’altra battuta facile, come quella di Renzi. E i liguri di queste cose si sono stufati.