La chiave alla poesia russa del primo Novecento è il peso della voce. La grana, la pasta, la fibra sonora del verso sono già tutto, sono anche ritmo, semantica, invenzione. La poesia è la sua realizzazione fisica, il suo suono, sempre e esclusivamente performato. Prima di scriverli, Mandel’štam teneva sulle labbra per settimane i versi, Chlebnikov inseguiva il senso universale di ogni fonema. Tradurre il Pasternak all’apice del fulgore creativo, il poeta di Mia sorella, la vita (Sestra moja – žizn’), testo iconico del modernismo russo e europeo, sembrerebbe impresa autoreferenziale o meramente illustrativa. C’erano quindici testi di questa raccolta...
Alias Domenica
Pasternak, il cuore stretto in quartine di suono, senso, emozione
Novecento russo. Paola Ferretti ha ritradotto per Passigli i versi di «Mia sorella la vita», reinventando mirabilmente il corpo della parola e mantenendo frazioni di quel tessuto allitterativo che satura l’originale