I mangia bambini, i rossi, i sovversivi, i compagni. I comunisti in Italia erano spesso così qualificati. Eppure amavano. Anna Tonelli ricorda proprio questo aspetto nel suo libro Gli Irregolari, amori comunisti al tempo della Guerra Fredda (Laterza, pp. 175, euro 18). Cosa sappiamo di loro? Che hanno lottato; sappiamo quello in cui credevano e ciò per cui si battevano, ma le più grandi figure del comunismo in Italia sono state disumanizzate dai libri di storia. Eppure anche Togliatti, Longo, D’Onofrio, Pietro Amendola avevano passioni, debolezze, storie personali che s’intrecciavano con le vite delle «compagne», le donne che avevano condiviso la stessa scelta di vita. La Tonelli è molto brava a creare un crescendo nelle mini-biografie di questi uomini e donne; anche se non scivola mai nel racconto romanzato.
Così viene alla luce il lato nascosto degli uomini e delle donne che contribuirono a costruire il nostro paese; per far questo, l’autrice presenta le protagoniste del comunismo italiano. Si parla di donne che hanno costruito la loro famiglia durante un periodo duro, che sono vissute per lungo tempo separate dal marito e dai figli, donne che hanno sacrificato tutto per la lotta politica. La radice di tutto ciò può essere rintracciato nel contesto storico, ma anche nei dettami del partito: l’amore era vietato, tutto ciò che poteva essere considerato una distrazione doveva essere messo ai margini. I lettori vedono così ricostruito il volto duro di un comunismo a tratti anche spietato, soprattutto con le donne.
Tra le figure che spiccano di più ci sono Rita Montagnana, moglie di Palmiro Togliatti prima dell’inizio del rapporto dell’allora segretario del Pci con Nilde Iotti, e soprattutto Teresa Noce, prima moglie di Luigi Longo. La Noce è il simbolo perfetto di ciò che la Tonelli cerca di ricordare in questo libro: Teresa è una donna che passa più di quattro anni lontana dal marito, costretta a vivere per molto tempo senza i figli e infine «tradita» dal suo stesso partito, che la mette in ombra dopo la separazione da Longo. La Noce continua instancabilmente la propria attività anche da sola, abituata oramai a mettersi da parte come donna per far emergere l’impegno politico. E, come lei, tante le donne che furono mogli nei tempi difficili della Guerra Fredda e vennero poi allontanate dai loro stessi mariti per ragazze più giovani grazie all’escamotage del tribunale San Marino, un modo attraverso cui molti componenti del Partito Comunista Italiano riuscirono ad annullare il matrimonio con le «mogli della guerra» per far spazio alle «mogli della pace».
Un libro asciutto, che non si lascia andare a sentimentalismi ma che riesce comunque a essere di parte: la Tonelli si schiera con le donne che popolano il suo libro, ma lo fa con la professionalità di una storica. «I comunisti non possono avere due politiche, una pubblica e una personale», scriverà Teresa Noce, ignara che proprio il partito che lei sapeva contrario al divorzio aveva però riconosciuto l’annullamento del matrimonio tra lei e Luigi Longo. Verrà ammonita proprio per questa sua affermazione, che metteva in imbarazzo il Pci.
Due sono le vere funzioni del libro: la prima, la più evidente, è mettere in risalto le donne dimenticate dalla storia ufficiale del Pci; tuttavia la Tonelli non si ferma qui e porta a rivalutare proprio quel sistema di valori, anche se non esita a denunciarne la vena di ipocrisia e di misoginia che lo contraddistingueva.