Lo scrittore svedese di libri di viaggio Per J. Andersson, ci dà con questa Storia meravigliosa dei viaggi in treno (pagine 351, edizioni Utet, euro 22), un’appassionata difesa del mezzo di trasporto più evocativo, più misterioso, più rivoluzionario.

EVOCATIVO PERCHE’ è un mezzo che conserva un’assoluta capacità di produrre nostalgie e rimpianti di rapporti sociali e di massa andati perduti o fortemente in crisi oggi. Misterioso perché persino giornalisti e scrittori che non brillano per anticonformismo hanno dovuto ammettere che, non si sa del tutto per quale mistero, il progresso è spesso annunciato da un treno. Rivoluzionario infine perché, non solo in senso lato ma stretto, persino grandi rivoluzioni del 900 hanno, come dire, «viaggiato in treno». Del resto nessuno come noi in Italia sa il prezzo pagato, già durante le linee strategiche della Prima Repubblica, a uno sviluppo della mobilità massicciamente squilibrato sul trasporto su gomma.

«ARCHEOLOGO DELLE infrastrutture» si definisce Andersson nel suo viaggio per musei europei (come l’inglese National Railway Museum di York, uno dei più belli al mondo) dove giacciono treni che hanno fatto la storia come The Mallard, l’elegante locomotiva a vapore ispirata alla casa automobilistica sportiva Bugatti, che nel 1938 batté il record di 203 chilometri orari; oppure le prime locomotive elettriche con motore a corrente continua incorporato inventate in Germania. O, ancora, la gigantesca locomotiva a vapore ordinata agli inglesi nel 1911 dal fondatore del Kuomintang Sun Yat-sen, e che sarebbe stata usata, nello spirito della rivoluzione, per costruire le ferrovie della Repubblica cinese. O il primo treno ad alta velocità al mondo, il giapponese Shinkansen.

MA NON SI PENSI CHE IL LIBRO sia una rievocazione del tempo che fu in ambito ferroviario, tutt’altro. E’ un «viaggio» appassionato sul futuro di questo mezzo di locomozione che ha in sé grandi possibilità di innovazione sul trasporto collettivo e, insieme, grandi progetti in ambito tradizionale e turistico (bello il racconto del viaggio sul Polar Express, il treno turistico svedese più popolare in Europa).

E COSI’ L’AUTORE, che confessa una passione struggente per i viaggi in treno, dopo aver posto a se stesso la domanda decisiva se tutti noi «possiamo davvero cambiare qualcosa modificando il nostro stile di vita, mentre il resto della società continua a ingozzarsi di carne, sostituisce il cellulare ogni due anni, fa benzina e vola a Londra per lo shopping e in Thailandia per prendere il sole», risponde implicitamente di sì con i capitoli dei suoi viaggi in treno dalla sua Svezia al resto del mondo, dagli Stati Uniti all’India, dalla Cina all’Europa, dal Medio Oriente al Giappone. Dove, accanto al piacere di raccontare gli aneddoti più curiosi (l’importanza dell’orologio delle stazioni, una vera e propria rivoluzione delle comunicazioni per le grandi masse) c’è sempre uno spirito critico sulla qualità dei viaggi, sulla loro possibile trasformazione ma anche sul gusto di riscoprire una socialità ormai indispensabile alla nostra società decadente.

E, NATURALMENTE, in un libro del genere, che coniuga passato e futuro, non potevano mancare, accanto a personaggi della politica come Lenin e il suo viaggio pre-rivoluzionario da Zurigo a Pietrogrado, gli autori letterari, da Victor Hugo preoccupato, ai primordi, dai possibile guasti alla salute che la rivoluzione ferroviaria poteva immettere nelle società, all’intrigo dei classici di Agatha Christie o del Graham Green di Treno per Istanbul.

AL DIVERTENTE (PER NOI) Sigmund Freud che fa un paragone osé tra la vibrazione meccanica del treno e l’eccitazione sessuale. O, più vicino ai nostri giorni, la fuga di una donna per la libertà descritta dall’indiana Anita Nair nel suo Cuccette per signore. Naturalmente in un libro-inno contro l’inquinamento, a partire dalle emissioni sconsiderate di anidride carbonica degli aerei, non poteva mancare la citazione affettuosa verso Greta Thunberg.