Un secolo dopo, è divampata la Grande Guerra (anche elettorale…) sul doppio passaporto. Vienna vuole concederlo ai sudtirolesi, ma Roma punta i piedi. E la crisi non solo diplomatica che incrina l’Unione europea si riverbera su palazzo Chigi.

Ieri il premier Giuseppe Conte ha incontrato il cancelliere Sebastian Kurz, rinnovando la forte contrarietà alla doppia cittadinanza per i residenti di lingua tedesca e ladina nella provincia di Bolzano. Il ministro degli esteri Enzo Moavero Milanesi aveva appena rotto il protocollo con la collega austriaca Karin Kneissl: all’ambasciatore Sergio Barbanti era stato affidato il compito di ratificare l’assenza polemica all’incontro bilaterale in calendario sabato a Vienna.

E la nota ufficiale della Farnesina sulla questione del doppio passaporto risuona come una bordata ad alzo zero: «Risulta difficilmente comprensibile, specie se si considera che tutti gli austriaci e tutti gli italiani già condividono la comune cittadinanza dell’Ue, status ben evidenziato da un’apposita menzione sulla stessa copertina dei loro passaporto. È pertanto davvero curioso che un’iniziativa di questo tipo sia discussa proprio nello Stato, l’Austria, che assicura pro tempore la presidenza Ue. Infine, dispiace rilevare come, proprio nella ricorrenza del centenario della Prima Guerra Mondiale, funestata dal sangue di tanti italiani e austriaci, l’iniziativa in questione rischi di assumere potenziali caratteri di un revanchismo anacronistico».

Tutti in trincea, comunque, per le elezioni del 21 ottobre: rinnovano i consigli provinciali di Trento e Bolzano, che insieme compongono l’assemblea della Regione a statuto speciale. La Südtiroler Volkspartei è più che sensibile al richiamo austriaco, mentre Suedtiroler Freiheit utilizza il «nuovo» passaporto per alimentare le nostalgie secessioniste.

I partiti italiani a Bolzano sono divisi con qualche risvolto contraddittorio. Come la Lega Nord di Salvini che sbandiera (con errore grammaticale di tedesco) «Sudtirol den Sudtirolen»: non solo stride come carta vetrata sull’originale «Prima gli italiani», ma soprattutto va controcorrente rispetto a palazzo Chigi.

Nel centrodestra, Michaela Biancofiore (Fi) mette nero su bianco che il Sudtirolo è e resta Italia. I seguaci di FdI scendono addirittura in piazza con il tricolore. E il M5S per bocca del ministro Riccardo Fraccaro definisce l’ipotesi di doppio passaporto come un atto ostile. Infine, l’ex eurodeputato verde Reinhold Messner si avventura in una scalata solitaria: passaporto di Vienna anche ai trentini…

La «guerra», per altro, dura ormai da quasi un anno. «Gli altoatesini hanno perso la loro cittadinanza austriaca con l’annessione involontaria dell’Alto Adige da parte dell’Italia. Il recupero della cittadinanza sarebbe ora un atto di riparazione».

È l’inizio della lettera spedita da 19 consiglieri provinciali di Bolzano (su 35) a Vienna. Poche settimane più tardi arriva Werner Neubaur, responsabile della Fpoe per i rapporti con l’Alto Adige, ad annunciare l’impegno del governo di ultradestra al passaporto gratis entro il 2019.

Tutto si fonda sul termine Schutzmachtfunktion: l’Austria è «potenza tutrice» dell’Alto Adige. Così il 5 settembre 1946, quando Alcide De Gasperi firma con il ministro degli esteri austriaco Karl Gruber il trattato che sarà poi allegato all’accordo di pace di Parigi. È il solco tracciato per il «pacchetto dell’autonomia» riservato a Bolzano, che entra in vigore il 20 gennaio 1972. E nell’estate del 1992 con la «quietanza liberatoria» si chiude definitivamente – attraverso l’Onu – il contenzioso fra Austria e Italia.

Del resto, «funzione di tutela» nei confronti del Sud Tirolo è un’idea che riecheggia nel Parlamento austriaco fino al 2016. Poi l’accelerazione dopo le ultime elezioni con l’accordo di maggioranza fra il popolare Kurz e Heinz-Christian Strache (Fpoe): il governo di Vienna mette al lavoro una commissione, si profila il disegno di legge, con la destra austriaca in sintonia con Bolzano. L’impianto normativo, di fatto, è pronto.

La doppia cittadinanza è affidata al Tirol con tanto di iscrizione al registro elettorale di Innsbruck. Con il passaporto austriaco, dunque, i cittadini della provincia di Bolzano potranno votare il Nationalrat (cioè il parlamento austriaco) e anche per l’Europarlamento. Costo del documento 660 euro. Ma con la residenza in Alto Adige nessun diritto al Welfare di Vienna né servizio militare o civile. Resta ancora aperta solo la questione della «rappresentanza sportiva»…