Un’altra giornata di passione in casa giallorossa, sul Dpcm che regolerà la vita degli italiani a Natale. Dpcm che sarà firmato oggi da Conte e in serata illustrato agli italiani con una conferenza stampa del premier.

Una giornata confusa, con la mezza rivolta dei capigruppo di maggioranza del Senato contro Conte e Roberto Speranza: in una riunione molto movimentata i capigruppo di Pd, Italia Viva (in misura minore Leu e 5 stelle) hanno chiesto conto a Speranza della stretta sulle misure impressa nella notte tra martedì e mercoledì, dopo che il premier li aveva rassicurati poche ore prima dicendo che avrebbe consentito a genitori e figli di riunirsi per Natale anche se abitano in regioni diverse. Tra i più arrabbiati, oltre al renziano Davide Faraone, anche il Pd Andrea Marcucci che ha insistito per far incontrare genitori e figli ricevendo un niet da Speranza. «Così non c’è più maggioranza», ha urlato Marcucci.

UNA FRATTURA DENTRO I DEM che ha spinto il capodelegazione Franceschini, d’intesa con Zingaretti, a dire pubblicamente che condivide «totalmente la linea del ministro Speranza, che è il frutto di un confronto nel governo». Sui ricongiungimenti tra familiari dunque è passata la linea dura: nell’ultima bozza circolata prima del consiglio dei ministri della notte c’è scritto che dal 20 dicembre (e fino al 6 gennaio) «la mobilità tra regioni sarà vietata», anche tra aree di colore giallo. «Salvo ragioni di necessità come assistere un genitore solo, che richiederanno l’autocertificazione», ha spiegato la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa. Una scelta molto dura, che avrà bisogno della cornice giuridica di un decreto legge per limitare la libertà di movimento.

Una scelta che ha portato a un incidente dopo le comunicazioni del ministro Speranza a palazzo Madama: la maggioranza non è riuscita a formulare la risoluzione da mettere al voto, vista la confusione sulle misure su cui «impegnare il governo». Segnale di una coalizione in difficoltà e di una crescente insofferenza verso il premier.

Dopo un lungo tira e molla (con Faraone di Italia Viva furioso contro Speranza per ottenere il via libera alle crociere e una infinita trattativa su alberghi e ristoranti) si era arrivati a un testo, ma troppo tardi, e così la presidente Casellati non l’ha ammesso alla votazione. Ed è stata votata una sintetica risoluzione di maggioranza che si limita ad «approvare» le comunicazioni di Speranza. Senza entrare nel dettaglio. E del resto neppure il ministro lo ha fatto, limitandosi a confermare la necessità di evitare spostamenti, e precisando che il 25 e 26 dicembre e il 1 gennaio non si potrà uscire dal proprio Comune.

Il ministro ha dedicato gran parte del suo intervento al piano per i vaccini e alla necessità di un «patto di tutto il paese per la riuscita della campagna vaccinale», dando parere favorevole ad alcune parti delle mozioni del centrodestra. Il concetto, ripetuto più e più volte da Speranza, è che «l’onda resta ancora molto alta, attenzione a non scambiare un primo raggio di sole con scampato pericolo. Se abbassiamo la guardia arriva la terza ondata».

DAL SUK DELLA MAGGIORANZA è emerso che durante le feste gli alberghi resteranno aperti anche nelle zone di montagna, ma a Capodanno potranno servire la cena solo nelle camere per evitare cenoni di gruppo. I ristoranti saranno aperti a pranzo il 25 e 26 dicembre, il 1 e il 6 gennaio, ma chiuderanno alle 18 come gli altri giorni in tutta Italia. Il coprifuoco resta alle 22 per tutto il periodo di vigore del Dpcm, e cioè dal 4 dicembre al 15 gennaio. Per chi andrà all’estero è prevista la quarantena al rientro. Solo una raccomandazione, quella di non ospitare in casa «persone non conviventi», ma non ci sarà una indicazione su quanti dovranno sedere a tavola. Marcucci ha insistito: «Bisogna consentire almeno gli spostamenti dentro le province a Natale e Capodanno, altrimenti ci saranno cittadini di Serie B nei Comuni senza ristoranti».

OGGI I PRESIDENTI DELLE REGIONI potranno fare le ultime osservazioni, e già si annunciano bzarricate visto che la gran parte delle richieste dei governatori è stata bocciata. Toti è furioso: «Al governo chiediamo equilibrio, il Natale vale molto a livello sociale». La valle d’Aosta ha impugnato l’ordinanza di Speranza che la mantiene in zona rossa, ha riaperto i negozi con un’ordinanza che contrasta con le decisioni del governo e ha varato una propria legge che “libera” commercio, bar, musei, sport e movimenti dei cittadini. Il ministro della Giustizia Bonafede ha annunciato che il governo impugnerà la legge della val d’Aosta.