Per una volta sono, o almeno sembrano, tutti d’accordo e forse non poteva andare diversamente. Se, pochissimi giorni dopo aver votato un odg di maggioranza sulle riaperture, i firmatari si fossero azzuffati alla prima prova pratica l’effetto sarebbe stato desolante. Letta si intesta senza esitazioni l’agenda del governo: «Linea giusta: riaperture irreversibili, cioè graduali e basate su evidenze scientifiche». La Lega, che in realtà avrebbe voluto maggior celerità e ha scelto di guardare il proverbiale bicchiere mezzo pieno, si affida all’informalità delle fonti ed esprime «soddisfazione, nonostante le resistenze di qualcuno, per le nuove riaperture». Però promette anche di tornare subito alla carica «per anticipare riaperture e ripartenze su alcuni fronti, dalle piscine al chiuso ai matrimoni alle discoteche». E sulla stessa linea si trovano le Regioni.

Il vero boccone amaro ingoiato da Salvini è il coprifuoco, quell’oretta in strada in più o in meno che non è affatto elemento decisivo ma è diventato la bandiera. Ieri mattina l’intero centrodestra era convinto che il coprifuoco sarebbe slittato sino alle 24. Invece è passata la linea di Speranza, che poi è quella di Draghi e che usa come stella polare la gradualità. Dunque nelle zone gialle il coprifuoco slitterà di un’ora, alle 23, dall’entrata in vigore del decreto, domani, ma per le 24 bisognerà aspettare il 7 giugno e per la fine della restrizione totale il 21 giugno. Nelle tre Regioni bianche, Friuli, Molise e Sardegna, l’ordine di restare a casa verrà cancellato già il primo giugno, in quelle sull’orlo dello sbiancamento, Abruzzo, Veneto e Liguria, dal 7 giugno. In queste Regioni le consegne si limiteranno alla mascherina e al distanziamento.

L’altro fronte incandescente era quello delle sale al chiuso nei ristoranti. Saranno agibili, anche la sera, dal primo giugno e dalla stessa giornata potrà riprendere, dalle 5 alle 18, il consumo anche nei bar. Accelerazione sui week-end nei centri commerciali: apriranno i battenti anche il sabato e la domenica già da questa settimana. Apriranno qualche giorno prima le palestre, il 24 maggio, mentre piscine al chiuso e centri benessere dovrebbero restare con le saracinesche abbassate fino al primo luglio: è uno dei capitoli che Lega e Regioni considerano ancora aperto. Anticipata al 15 giugno la riapertura dei parchi tematici come quella dei matrimoni e di tutte le feste civili religiose. Anche sul settore del Wedding le Regioni sperano di strappare un’anticipazione nelle prossime settimane.

Per gli eventi sportivi all’aperto, il calendario resta quello informalmente già noto: dal primo giugno all’aperto, un mese dopo al chiuso ma con capienza massima del 25% dei posti disponibili e comunque non oltre le mille persone all’aperto e le 500 al chiuso. Tutto sospeso, invece, per quella che, anche dopo l’esperienza infelice dell’estate scorsa, è la nota più dolente: le discoteche, sia all’aperto che al chiuso. I gestori, che definire “in ginocchio” è ancora molto poco, protestano ed è comprensibile. Ma quello è un fronte troppo delicato, senza possibilità di distanziamento e con i livelli di prudenza abbassati dalla convivialità e dall’alcol, perché il governo si azzardi a riaprire.

Si vedrà più avanti e comunque, se si arriverà a riaprire, sarà con condizioni molto rigide e capienza contenuta. L’esperienza dell’estate scorsa brucia troppo per consentire imprudenze. Domani il cdm varerà, con due settimane di ritardo sul previsto, il dl Sostegni bis, quello con i rimborsi e gli aiuti. Nelle intenzioni del governo i 40 mld stanziati stavolta dovrebbero essere gli ultimi ma un’attenzione particolare dovrà essere dedicata proprio ai gestori di locali e discoteche, perchéfra tutti sono quelli che davvero rischiano di mancare il treno della ripartenza estiva.

Il dl varato ieri registra un solo vincitore: Mario Draghi. La scelta di correre il «rischio ragionato» dell’avvio anticipato della ripartenza il 26 aprile scorso era stata sua e solo sua, nonostante i dubbi dell’ala più prudente, e l’insistenza sulla gradualità la ha imposta lui, sfidando le pressioni di chi voleva un’apertura immediata e generalizzata. I risultati premiano le sue decisioni.