«In queste settimane il mare piatto permette di uscire in barca tutte le notti, ma non riusciamo a vendere il pesce perché la gente ha paura e non osa scendere fino alla passeggiata dove ci sono le nostre bancarelle. Le autorità hanno vietato di andare in spiaggia e di camminare sulla passeggiata, senza però specificare che il mercato del pesce è aperto e accessibile».

A raccontare le difficoltà economiche legate alla pandemia è Emilio Garzoglio. Cinquantacinque anni, nell’antica repubblica marinara di Noli lo conoscono tutti, anche perché per vent’anni ha lavorato come bagnino. Come altrove sul litorale, anche qui è vietato mettere i piedi nella sabbia oltreché in acqua. «Sono d’accordo, per impedire la diffusione del virus è necessario evitare assembramenti», osserva Emilio, «ma il nostro è un piccolo paese e non saremmo in grado di affollare le spiagge».

Percorrendo l’Aurelia in direzione ovest in pochi minuti si arriva a Varigotti, un paesino incantevole caratterizzato dalle tipiche case gialle e rosa sulla spiaggia. Il tempo è splendido. Un elicottero sorvola la spiaggia e, armato di megafono, intima a un paio di persone di allontanarsi dall’arenile.

A un centinaio di metri dalla costa una motovedetta della Guardia di Finanza fa altrettanto. Nel borgo vecchio, dove risiedono un centinaio di persone, i vigili urbani e i carabinieri fermano le persone per chiedere se siano residenti o foresti. Varigotti è una frazione del comune di Finale Ligure.

Il sindaco Ugo Frascherelli afferma: «Con soli quattro vigili urbani a disposizione non riesco a controllare gli ingressi in paese, tantomeno di notte. A segnalare gli arrivi di famiglie da fuori regione sono spesso i vicini di casa». «Se la questione sanitaria è prioritaria e per questo a breve firmerò l’ordinanza che imporrà le mascherine obbligatorie nei luoghi chiusi e sui mezzi pubblici», continua il sindaco, «in seconda battuta vengono le preoccupazioni economiche».

Il prolungamento delle restrizioni mette in crisi tante attività, soprattutto quelle legate al turismo. Durante le vacanze pasquali gli stabilimenti balneari hanno sempre guadagnato bene. Susanna Berra dei bagni Liliana di Varigotti racconta: «Quello che fatturiamo a Pasqua permette di ripagare le spese iniziali grazie alla presenza di turisti stranieri – soprattutto tedeschi – e agli acconti versati dai residenti e da coloro che qui hanno una seconda casa. Con il direttivo regionale del Sindacato italiano balneari ci riuniamo tre volte alla settimana su Skype per aggiornamenti sull’emergenza. Speriamo di poter montare le cabine al più presto, nel rispetto delle norme di sicurezza per tutelare la salute dei nostri dipendenti e dei clienti. Resta da capire come potremo rispettare le distanze sociali in spiaggia. Per ora non riusciamo a quantificare la perdita, faremo i conti dopo».

A trovarsi in una situazione di criticità sono i tanti che nei mesi estivi si guadagnano da vivere per tutto l’anno. Giacomo Oddera, 29 anni: «Ho lavorato per undici anni come bagnino tra Varigotti e Finale, ai primi di aprile avrei dovuto raggiungere mio padre che ha un suo locale a San Josè, in Andalusia, ma sono rimasto bloccato in Liguria. Non so se riuscirò a partire oppure se dovrò trovare qualcosa qui nei paraggi. Di buono c’è che ho una decina d’anni di esperienza. Ragazzi più giovani faranno di certo fatica anche perché non sappiamo se arriveranno i turisti e quindi se ci saranno assunzioni stagionali».

È più fortunato Gabriele Pennazio, 47 anni, bagnino da quando ne aveva 17. Ai primi di marzo è stato assunto dallo stabilimento G.B. Boncardo nei pressi del molo di Final Pia: «In questi decenni ho sempre lavorato da Pasqua a fine settembre, dopodiché venivo licenziato e vivevo con l’indennità di disoccupazione per essere nuovamente chiamato in primavera. Quest’inverno la mareggiata ha distrutto la spiaggia, c’è da rifare la pavimentazione e quindi sono stato assunto a tempo indeterminato. In queste settimane lavoro in un magazzino a pitturare le cabine dello stabilimento. Mi è andata bene».