Alias

Pasolini paroliere, ad Ancona

Pasolini paroliere, ad Ancona

Il festival La rassegna marchigiana di Poesia totale «La Punta della Lingua» ha dedicato al poeta, oltre che due momenti di spettacolo condotti da Ascanio Celestini (Pasolini 100 e Museo Pasolini) uno dei suoi appuntamenti più anomli: un concerto per voce e violoncello di canzoni scritte da Pier Paolo Pasolini, paroliere

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 25 giugno 2022

Il Festival marchigiano di Poesia totale «La Punta della Lingua» nell’edizione 2022 dell’anniversario pasoliniano ha dedicato al poeta, oltre che due momenti di spettacolo condotti da Ascanio Celestini (Pasolini 100 e Museo Pasolini) uno dei suoi appuntamenti più anomali: un concerto per voce e violoncello di canzoni scritte da Pier Paolo Pasolini Paroliere, a voler aggiungere una quarta P alla sigla, per la voce di Frida Neri e il violoncello di Jacopo Matia Mariotti, allestito sula piazza di un piccolissimo comune dell’entroterra con sfondo di colline liciniane.

Sappiamo il Pasolini regista, intellettuale di ineguagliata preveggenza politica e sociale, amiamo il saggista, il traduttore; invidiamo il catalizzatore di gigantesche figure femminili, icone e corrispondenti intellettuali, da Maria Callas a Elsa De Giorgi, Laura Betti e Dacia Maraini, un olimpo su cui troneggiava l’amatissima madre Susanna Maria Colussi, cui PPP diede il ruolo della Madonna nel Vangelo secondo Matteo e cui indirizzò la nota supplica in versi «non voler mori+futuro aprile…».

E se da tempo conosciamo anche il Pasolini giornalista, il pittore e persino il calciatore, è più recente la riscoperta dell’autore di testi per canzoni, scritte non di rado per il cinema, compreso il suo.
È il caso di Titoli di testa per Uccellacci e Uccellini musicata da Ennio Morricone e interpretata da Domenico Modugno, che canta con lo struggimento che solo lui sa dare anche Che cosa sono le nuvole, forse la più bella canzone della discografia pasoliniana. Il brano dà il titolo all’episodio più poetico di Capriccio all’italiana, opera cinematografica corale del 1968, dove Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Laura Betti, Ninetto Davoli ,Totò (per l’ultimissima volta al cinema) e lo stesso Modugno sono pupi impegnati nella messinscena di Otello. Trama pirandelliana e «Truman show» senza la patina dove gli uomini prendono coscienza dei propri fili quando realizzano la follia del loro amore, e la realtà gli si manifesta all’improvviso con la rivelazione del cielo, attraverso gli strappi delle brutture del mondo, precisamente dal fondo di una discarica.

Ma queste son parole/E non ho mai sentito/Che un cuore, un cuore affranto/Si cura/L’unico e tutto il mio folle amore/Lo soffia il cielo/Lo soffia il cielo sono le parole in musica scelte per il finale dell’episodio da Pasolini e da Dacia Maraini, co autrice del testo, figlia peraltro di un grande esperto di Nuvole poetiche, il Fosco Maraini cui si deve Nuvolario, trattato di Nubignosia.

La coppia Pasolini/Maraini ha anche adattato in italiano Sweet movie di Makavejev occupandosi dei testi di due canzoni della pellicola: C’è forse vita sulla terra (che nel brano rima con «c’è forse vita nella guerra?») e I ragazzi giù nel campo su musica di Manos Hadjidakis. Pier Paolo Pasolini ha scritto anche canzoni interpretate dall’amica Betti e incise nel disco Laura Betti con l’Orchestra Piero Umiliani: Valzer della toppa e Macrì Teresa detta Pazzia.

Altro binomio fantastico quello abbinato a Il soldato Napoleone canzone firmata PPP e Sergio Endrigo; e poi ancora una collaborazione d’autore con Ennio Morricone che ha musicato Meditazione orale testo in prosa di Pasolini, nel 1970 per le celebrazioni del centenario di Roma capitale; la città nel compleanno pasoliniano ha ricambiato la cortesia e nel primo giorno d’estate ha ospitato nei giardini della sede della Filarmonica l’evento musicale «Roma è una rosa. La disperata vitalità delle canzoni di Pier Paolo Pasolini». In scena la cantante Raffaella Misiti e la formazione Le Romane che con Pino Marino alla voce e al pianoforte hanno raccontato il rapporto tra l’intellettuale e la città che lo accolse nel 1950 attraverso i brani delle sue canzoni.

Una selezione che, come quella operata da Frida Neri, non esaurisce il repertorio musicale pasoliniano; ne ha offerto una esaustiva ricognizione nel 2007 un disco interpretato da Aisha Cerami e Nuccio Siano con arrangiamento di Roberto Marino, riproposto lo scorso aprile al teatro del Vascello sempre in occasione dei festeggiamenti di Pasolini 100.

Lo spettacolo di Neri e Mariotti proposto nelle Marche ha incluso alcuni esperimenti sonori a cura degli autori come quello condotto sui primi versi della poesia Pianto della scavatrice: Solo l’amare, solo il conoscere conta, che si ripetono come un singhiozzo vibrato sul violoncello e hanno fatto da preludio alla seconda parte di una serata popolare a autoriale che sarebbe piaciuta al Pasolini che dichiarava «avrei voluto essere uno scrittore in musica» e sorrideva all’idea di parole coltivate prestate alla musica pop. A seguire il concerto «Cantata de core» la piazza del borgo di Montelparo, in provincia di Fermo, in pieno cratere sismico ha ospitato senza soluzione di continuità un Electric Poetry Party PJ SET , ideato e condotto da Luigi Socci che della «Punta della Lingua» è direttore artistico, insieme a Valerio Cuccaroni, e lui stesso poeta. Rielaborando un format conosciuto in Germania anni fa Socci ha mixato Chemical Brothers, dj Shadow, Plaid, Liminanas con le parole recitate – a volta dalla voce originale di chi le ha create – di Ezra Pound, Amelia Rosselli, Edoardo Sanguineti, Nanni Balestrini, Carmelo Bene, John Giorno, Eugenio Montale, William Burroughs e giovani della scena poetry slam.

Poeti laureati e pure viventi e pascolanti, alla maniera dei personaggi di Celati, per le vie del borgo marchigiano quinta della retorica identitaria della giunta regionale di destra ma citato a vanvera abbondantemente anche da chi crede di dire qualcosa di sinistra.

Ecco, qualcosa di sinistro ma profondamente poetico è accaduto lo scorso sabato davanti alla chiesa (inagibile) di Sant’Agostino a Montelparo, nel distretto della calzatura, in un clemente giorno solstiziale maturo e pieno. Un manipolo di turisti d’un festival di poesia hanno animato le antiche vie, come auspicato nei bandi per la ripopolazione dei paesi, in cerca di ostelli introvabili per via delle ferite non sanate del sisma, accolti con bicchieri di Rosso Piceno e Passerina da giovani del luogo che d’inverno studiano a Macerata ma d’estate tornano nelle strade di casa, nelle vecchie casa di genitori e nonni, sature dell’aria di infinita vacanza dell’infanzia.

Ragazzi disposti a dimenarsi su brani composti e suonati da poeti-cantanti come Gil Scot Heron, Kate Tempest e Saul Williams, e che assicurano «qui, prima, era bellissimo», nell’estate del tormentone dove si balla, usando come cubo la balla di fieno.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento