Intercity, il festival che da 32 anni gira il mondo in cerca di teatro, dopo Stoccolma torna nella penisola scandinava. E punta su Oslo, capitale norvegese patria di Jon Fosse, voce fra le più acclamate della drammaturgia contemporanea, qui al centro di un omaggio che comprende anche la sua attività di romanziere e poeta (vedremo il rinomato The dead dogs, nella versione di Thea Dellavalle e Irene Petris prodotto da La corte ospitale, mentre una mostra fotografica documenta la sua fortuna in Italia). Fino al 27 ottobre, al teatro della Limonaia, Intercity svolge una fitta trama (allestimenti, letture, incontri, mostre, workshop, mise en espace) destinata a svelare la vivacità di una scrittura che, al di là della vulgata che la vuole fredda e punitiva, si scopre ironica, densa di umorismo, fiabesca e malinconica, ai limiti dell’assurdo.

PROVA ne è lo spettacolo di apertura, L’ostaggio di Einar Schwenke, scene e regia di Dimitri Milopulos (che di Intercity è il direttore artistico), protagonisti smaliziati e convincenti Monica Bauco, Daniele Bonaiuti e Stefano Nigro. Siamo nel bel mezzo di una partitura domestica funestata dall’imprevisto. Una strana rapina, un televisore sempre acceso, una donna sola e uno spasimante imbranato, il pomeriggio di un giorno da cani per una criminalità farsesca alla prendi i soldi e scappa, il dentro (un tinello dalle tinte acide) e il fuori (un clima fosco da stato di polizia) che si accavallano e svelano il beffardo gioco del destino.
Divertente e allegorico ma fino a un certo punto. Il fermo immagine è spiazzante: un colpo di pistola, un cadavere, una casalinga frustrata d’improvviso reginetta delle circostanze. Ottima la colonna sonora degli A-ha, storica pop band norvegese.