È l’altra partita, in attesa della data per la ripartenza del calcio italiano (che arriverà domani). Da un lato, il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, stavolta con l’appoggio di Sky, dall’altro lato del ring c’è la Rai. Il ministro nei giorni scorsi, con il ritorno della Serie A, si è di nuovo espresso a favore della messa in onda in chiaro da parte di Sky di Diretta Gol, la versione tv di Tutto Il Calcio Minuto per Minuto, lo spezzatino in tempo reale di partite che giocano in contemporanea su più campi. Tre mesi fa, prima dell’esplosione della pandemia e della sospensione dei tornei, Spadafora sollecitò Sky per la trasmissione accessibile a tutti di Juve-Inter (esclusiva della tv a pagamento di Murdoch), per evitare assembramenti. Tante polemiche, nulla di fatto. E ora la questione è estremamente attuale: Spadafora chiede a Sky (tutt’altro che contraria) di riproporre quanto avviene in Germania, dove Diretta Gol va in onda per tutti, ma solo per le partite in simultanea di pomeriggio.

IN ITALIA però c’è l’ostacolo della Legge Melandri, che assegna – via bando – a Sky e Dazn la trasmissione delle gare a pagamento, senza alcun riferimento alla cessione dei diritti in chiaro. Quindi, servirebbe un decreto per modificare la Legge Melandri, l’unico mezzo per consentire la messa in onda di partite, gol, per tutti. Un’ipotesi immediatamente bocciata dalla Rai, che fiutato il pericolo ha messo in campo contro l’idea di Spadafora un arsenale di bocche da fuoco: denuncia di Usigrai, il Cdr e il Fiduciario di Milano, in caso di deroga via decreto della Legge Melandri, ci sarebbe il rischio di violazione delle regole della concorrenza, con le pay tv che si troverebbero a beneficiare di un pubblico potenziale moltiplicato, con vantaggi di immagine e pubblicitari. E che quindi la proposta di deroga, voluta da Spadafora, avrebbe senso solo con la distribuzione dei diritti televisivi a tutti, con la Rai abilitata a trasmettere la sua Diretta Gol, che si trova sul palinsesto della tv per l’estero. E su questo tappeto vulcanico c’è in ballo anche un’altra disputa, tra la Lega di Serie A contro i broadcaster del torneo, Sky, Dazn e IMG (intermediario per l’estero). Ieri il consiglio di Lega di A per affilare le armi, sul tavolo ci sono i 233 milioni di euro che le tv avrebbero dovuto corrispondere alle società entro i primi giorni di maggio. Soldi che servivano (e servono) come boccate d’aria fresca a tanti club (17 su 20, come ha scritto Il Sole 24 Ore) con i conti in rosso, che hanno pure messo a bilancio le cifre da incassare e non ancora corrisposte.

I CLUB DI A fanno muro, chiedono prima i soldi, poi eventuali sconti da concedere alle tv, che sostengono di aver corrisposto l’80% del dovuto, mentre manca ancora il 32% del campionato da giocare, fermo a causa della furia del Covid-19. Presto potrebbero partire gli atti ingiuntivi, l’ennesima dimostrazione del pallone italiano sempre meno sostenibile, legato a doppio filo agli incassi dalle tv a pagamento, sul filo del rasoio con creditori, banche, alla ricerca di plusvalenze per dare fiato alla cassa.
E COSÌ anche in Inghilterra: The Sun ha rivelato del ricorso di alcuni club di Premier League a prestiti ad altissimo tasso d’interesse per la liquidità necessaria per la sopravvivenza alla chiusura imposta dal Covid-19. E le conseguenze del Virus, secondo il patron dell’Huddersfield – club di Championship, Serie B inglese – potrebbero provocare il fallimento di 50-60 club d’Oltremanica.