Di fronte al referendum in Crimea, giudicato dalla Ue “illegale e illegittimo”, i 28 paesi membri sono passati ieri alla seconda fase della “risposta graduata” alla Russia, stabilita nella riunione del 6 marzo scorso. Una decisione simbolica (e anche un po’ ridicola): Bruxelles ha deciso sanzioni contro 21 personalità, 13 russe e 8 ucraine pro-Russia, giudicate responsabili dell’annessione della Crimea. Ci saranno restrizioni nei visti e congelamento degli averi. L’annuncio è stato fatto a Bruxelles a fine mattinata dal ministro degli esteri lituano, Linas Linkevicius, a conclusione del Consiglio esteri mensile. La Ue colpisce più personalità ma meno in alto degli Usa, che hanno anch’essi deciso ieri delle misure di ritorsione contro 11 personalità, tra cui il vice-primo ministro Dmitri Rogozin, la presidente del Consiglio federale (la camera alta del parlamento russo) Valentina Matvienko, due consiglieri vicini a Putin (anche Vladislav Surkov, eminenza grigia del presidente russo)e l’ex presidente ucraino Viktor Yanukovich. Obama ha fatto la voce grossa, ha minacciato nuove sanzioni e dichiarato di voler “isolare la Russia”, che “corre il rischio che il suo posto” nella comunità internazionale “venga ridotto” se “non ritira le forze dalla Crimea e avvia un dialogo con l’Ucraina”. La prossima settimana Obama sarà in Europa, mentre oggi il vice-presidente Joe Biden va in Polonia e in Lituania.

La seconda tappa delle sanzioni Ue arriva dopo una prima decisione di sospensione dei negoziati sui visti con Mosca, all’inizio di marzo e dopo la manovra diplomatica di isolamento internazionale di Putin, che è stata realizzata con successo all’Onu. Sabato, al Consiglio di sicurezza, il voto di denuncia del referendum in Crimea ha ottenuto 13 voti a favore e l’astensione della Cina, mentre la Russia ha evidentemente posto il veto. Venerdi’ verrà firmata a Bruxelles la parte relativa alla politica del trattato di associazione Ue-Ucraina, che è la scintilla che ha messo il fuoco alla situazione, quando, nel novembre scorso, su pressione di Mosca il primo ministro ucraino aveva rifiutato di concludere l’intesa con Bruxelles.

La partita a scacchi con Mosca continua. Oggi è attesa la mossa di Putin, che interverrà sulla Crimea. La Ue ha colpito con mano leggera, per il momento. Nella lista Ue non c’è nessun membro del governo russo, per “non ridurre a zero i tentativi di negoziato”, spiegano a Bruxelles. In un primo tempo era stato fatto riferimento a una lista di personalità da colpire molto più lunga, fino a 150 nomi, tra cui persino il ministro della difesa russo o i dirigenti di Gazprom e Rosneft (società che, tra l’altro, è appena entrata nel gruppo Pirelli al 13%). Ulteriori decisioni sono ora rinviate al Consiglio europeo dei capi di stato e di governo di giovedi’ e venerdi’. Molto dipenderà dalle mosse di Putin, che ieri ha ancora riproposto alla Ue e agli Usa la costituzione di un gruppo di sostegno” per “aiutare l’Ucraina ad uscire dalla crisi”: il presidente russo vorrebbe una costituzione federale a Kiev, che permetta più indipendenza alle regioni russofone. Se la Duma voterà venerdi’ l’annessione della Crimea, potrebbe scattare la terza batteria di sanzioni.

Questa terza tappa rappresenta un salto di qualità, perché tocca gli interessi economici. La Russia è il terzo partner commerciale della Ue, molti paesi europei sono dipendenti dal gas russo e con Mosca ci sono interessi incrociati e contratti in corso. I paesi Ue sono divisi, tra i più decisi a colpire duro (Polonia, in testa, baltici, Svezia), i più freddi (Italia, Bulgaria) e i grandi equilibristi, la Francia che fa la voce grossa a livello diplomatico ma poi non rinuncia alla vendita delle due portaelicotteri Mistral alla Russia (una delle quali si chiama Sebastopol) e la Gran Bretagna, prima molto reticente a causa della forte presenza di capitali russi alla City e ora un po’ più decisa, a parole (anche se preoccupata dai disinvestimenti russi). Per il tedesco Frank-Walter Steinmeier “la Russia finora ha bloccato tutte le opzioni di uscita dalla crisi, ogni passo avanti verso la de-escalation e vuole apparentemente stabilire una situazione che non possiamo accettare”. Ma in Germania il mondo degli affari frena. Il ceo di Eon (energia), Johannes Teyssen, ha messo in guardia sui rischi di “danneggiare avventatamente” le relazioni tra la Ue e la Russia.