Serena, Matteo, Alex, Eliana, Francesco, Eustachio: sono soltanto alcuni dei ragazzi che hanno dato vita a «La Scaletta Giovani», associazione autonoma dentro quel contenitore che è stato per più di cinquant’anni il Circolo La Scaletta, storico centro di ricerca protagonista per più di mezzo secolo della vita artistica e culturale della città dei Sassi. Incontrarli è una boccata d’ossigeno in una città che vive l’appuntamento con il 2019 in un clima ambivalente fatto di attese ma anche di crescente scetticismo sulla capacità di costruire qualcosa di nuovo in ambito turistico e culturale.
Matera avrebbe tutte le potenzialità per farlo, ma va registrato il forte handicap rappresentato dalla nuova emigrazione giovanile. I giovani, capitale o meno della cultura, vogliono farsi dapprima un’esperienza fuori e poi eventualmente ritornare. Nessuno, o forse qualcuno in solitudine, pensa di restare qui, facendo sacrifici pur di cogliere questa occasione. È un atteggiamento comprensibile ma che indebolisce le speranze di creare qui e ora. Eppure Matera ha una sede universitaria, tantissime opportunità che si possono creare se solo i più giovani si aprissero a quello scrigno ormai dimenticato o appannato che si chiama politica in campo sociale. Abbiamo incontrato alcuni di loro, tutti alla fine degli studi superiori, in attesa di sedi universitarie che li aspettano lontano dalla Basilicata.
Serena: «È indubbio che Matera 2019 possa rappresentare un riscatto per la città e anzi per tutto il Sud. Però bisogna stare attenti a ciò che può avvenire di negativo: l’incapacità di saper gestire il flusso turistico può generare un vuoto negli abitanti. Così che senso avrebbe questo anno di gloria? È negativo mettere al centro il turista e non il cittadino: non solo turismo quindi ma università, urbanistica, trasporti. Penso che oggi la fuga di noi giovani metta in conto anche un ritorno. Del resto alla gioventù non viene lasciata libertà di scelta. È importante andare fuori, un’esperienza necessaria».
Matteo: «In ogni città le cose devono prima essere normali, poi si manifesta l’eccezionale. Mi crea un certo disagio vedere che c’è bisogno di un evento come Matera 2019 per agire. Mi aspetto che l’evento adesso vada avanti e produca qualcosa, altrimenti sarebbero guai. Bisogna collegare Matera al resto d’Italia con la ferrovia, poi far rinascere il polo del salotto oggi in crisi insieme alle piccole imprese artigiane. Riscoprire nei Sassi l’antico mestiere dell’artigianato, ecco una cosa davvero nuova. Il comparto urbanistico va riorganizzato ritornando alle idee dei grandi architetti degli anni 50. Ritengo sia difficile lasciare la propria terra ma è positivo andare a fare esperienze all’estero e ritornare in seguito, con idee per migliorare la propria terra. Spero che i miei amici rientrino, perché l’intelligenza fuori confine depaupera la propria terra».
Alex: «Ho condiviso chi aveva detto che Matera 2019 non si poteva tramutare in eventificio. Ora sono deluso sia dell’amministrazione municipale che della Fondazione dedicata a Matera 2019. Mi ha amareggiato soprattutto l’incapacità di collaborazione tra le istituzioni. Mi aspettavo una ripresa culturale con un occhio di riguardo all’ampliamento della nostra sede universitaria, al potenziamento della biblioteca, al teatro. Partire? È fondamentale così come ritornare. Matera è più stimolante dopo una partenza».
Eliana: «È vero che non c’è lavoro ma io credo profondamente nel potenziale di Matera. Qui c’è un legame col territorio e con le persone, ma ci sottovalutiamo. In passato, abbiamo dovuto aspettare persone dall’esterno per scoprire che avevamo un grande patrimonio. Sul futuro di Matera 2019 punterei a rivalutare e rilanciare ciò che c’è, sia in campo museale che teatrale o bibliotecario. Un importante settore che credo vada potenziato per Matera 2019 è quello dell’università, un impegno del tutto prioritario per lo sviluppo del nostro territorio. Certo ci sono ben altre opportunità altrove e oggi bisogna accettare questo compromesso tra il partire e il tornare. Ma sono convinta che sia necessario costruire qualcosa qui. Avere interesse e amore per la propria terra, oggi».
Francesco: «Matera 2019 è una sfida per gli abitanti, lo stimolo a un impegno civico. Lo sento particolarmente perché avverto nella mia generazione un forte calo degli stimoli intellettuali che invece hanno avuto le generazioni del passato».
Eustachio: «Fondamentale è per me il collegamento tra i anziani e i giovani. Per ora non esiste ed è un grosso limite per il futuro».
Francesco e Eustachio colgono un aspetto importante. Il passato ritorna sempre anche quando la memoria è stata così distrutta, così poco o male usata. E rispunta ancora una volta Pier Paolo Pasolini: «C’è un solo modo per distruggere il presente ed è il passato». Si riferiva al presente peggiore.
Forse il futuro di Matera, città attraversata sempre dalla grande cultura nazionale e internazionale, sta tutto lì, nel portare in modo rinnovato nel presente la parte migliore della grande cultura del passato.