La prima riunione, ieri sera, che ha messo intorno a un tavolo a Palazzo Chigi le quattro Regioni interessate al disastro del terremoto del 25 agosto (Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo) non ha partorito decisioni operative o piani per la ricostruzione. Siamo ancora alla conta dei danni e quindi al momento non è possibile neanche ipotizzare una cifra di stanziamenti che comunque il governo dovrebbe mettere nella prossima legge di stabilità e vorrebbe contrattare con la Ue fuori dai vincoli di bilancio.

Perciò la partita è grossa, Bruxelles di fronte al clamore e al cordoglio internazionale potrebbe allentare la stretta e dunque potrebbe suonare la campana per interventi organici e di prevenzione, per i quali Confindustria azzarda un costo «stellare» di 360 miliardi di euro per mettere a norma tutti gli edifici, pubblici e privati, dell’intera penisola, cioè cento miliardi in più rispetto a quanto è stato speso dallo Stato dal dopoguerra in avanti per emergenze e ricostruzioni di aree distrutte dai terremoti più catastrofici.

Il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio ieri però non era presente a Roma, impegnato in Sardegna sulla cosiddetta «riforma» dei porti. Lo stesso Delrio ha comunque rilasciato delle anticipazioni al Corsera da cui si capisce quale sarà l’impianto degli interventi: niente «new town» in stile berlusconiano come a L’Aquila, bonus fiscali per i privati che ristrutturano con soldi propri, oltre ai fondi statali non ancora conteggiati, e soprattutto la scelta di un modello, che – purtroppo – è ancora un modello emergenziale, basato su commissari delle Regioni colpite dal sisma e sui sindaci.

Delrio ha ipotizzato un sistema «soft» come quello dell’Emilia dove il commissario nominato dal governo per la ricostruzione dal terremoto del 2012 è lo stesso presidente della Regione. Per aggirare la burocrazia e sveltire le pratiche anche l’Anci e la Protezione civile, del resto, non hanno saputo indicare soluzioni diverse, nonostante i precedenti non certo luminosi di commissariamenti per altre emergenze a partire dai rifiuti a Napoli. Massimiliano Smeriglio, che del Lazio, la Regione questa volta più colpita, è vice presidente, apprezza che il governo si sia intanto messo in una condizione di ascolto.

«È ancora il momento dell’emergenza, della ricerca delle persone che ancora mancano all’appello, della solidarietà e – aggiunge – tra le priorità stabilite ora c’è garantire l’anno scolastico agli studenti dei paesi devastati. E un grazie ai tanti professionisti e volontari della protezione civile, nazionale e regionale, che hanno garantito una immediata e capillare risposta alla tragedia».

La Regione Lazio metterà sue risorse per la ricostruzione dei paesi e delle zone colpite?

Certamente. Nella giunta straordinaria di mercoledì abbiamo stanziato i primi 6,3 milioni di euro per affrontare l’emergenza dei comuni colpiti. È solo il primo passo.

Si seguirà l’esempio della legge regionale dell’Umbria del 1998 o il modello Emilia come dice Delrio?

Ci sono modelli di intervento basati sul governo dall’alto e sull’idea delle «new town» che non hanno funzionato. Altri modelli fondati sulla partecipazione dei cittadini, il coinvolgimento delle persone colpite e il rispetto dei luoghi in altre crisi hanno prodotto buoni risultati in minor tempo. Una strada basata sulla cura dei territori e la valorizzazione delle identità municipali.

È vero che i fondi regionali finora assegnati per la messa in sicurezza degli edifici privati nelle zone a rischio 1 hanno cozzato con l’impedimento burocratico della distinzione tra prime e seconde case? Ad Amatrice il 70 per cento delle abitazioni sono seconde case.

Gli uffici regionali sostengono che si tratta di un criterio normativo nazionale ma è chiaro che nel redigere il piano per la ricostruzione si dovrà cambiare tutto e credo si debba partire dall’ascolto dei territori, dei cittadini, del sindaco, frazione per frazione, e questo dalla modulazione delle tasse ai criteri delle domande per i fondi. Al di là di quello che è stato fatto finora. Credo che questa modalità di ascolto decisa dal governo sia estremamente positiva in questa fase.

Si potrà accedere a fondi europei?

Stiamo lavorando a una riformulazione dei fondi europei nel Lazio, circa 3 miliardi di euro per il periodo 2014-2020 per attività produttive, agricoltura, formazione e inclusione sociale, che riconosca la centralità delle aree colpite dal sisma.

Quanti fondi sono stati impegnati dalla Regione per l’adeguamento degli edifici pubblici alla normativa antisismica?

La delega alla sicurezza è assegnata dalla Costituzione allo Stato. Ma la Regione Lazio comunque nel 2014 ha stanziato 76 milioni di euro per la messa in sicurezza dell’edilizia scolastica.

I fondi per il consolidamento del complesso scolastico Romolo Capranica ad Amatrice erano gestiti dalla Regione Lazio: come può essere crollata a metà dopo interventi così all’avanguardia finiti nel 2012? Ci sarà un’inchiesta anche amministrativa?

Noi ci stiamo occupando dell’emergenza e ci occuperemo della ricostruzione. Verrà il tempo in cui accerteremo eventuali responsabilità. Comunque se su un bando del 2004 di una scuola inaugurata nel 2012 sono stati commessi reati sarà la magistratura ad accertarlo. Spero nel minor tempo possibile.

Quale fine farà l’ospedale di Amatrice e perché è rimasto tanto lesionato nel momento in cui più sarebbe servito?

L’ospedale di Amatrice sarà ristrutturato e continuerà a svolgere la sua funzione di indispensabile presidio socio-sanitario del territorio. Il lavoro svolto dai medici e dai paramedici in queste ore drammatiche ad Amatrice e in generale dal sistema sanitario del Lazio è stato eccezionale.