La Conferenza episcopale italiana non vota Salvini. È emerso chiaramente dall’intervento introduttivo del presidente dei vescovi, il cardinale Gualtiero Bassetti, che ieri ha avviato la seconda giornata dei lavori dell’Assemblea generale della Cei, aperta il giorno prima da papa Francesco, il quale però ha evitato qualsiasi riferimento alla politica italiana.

Nonostante il consueto tono ovattato dei suoi discorsi, Bassetti è stato piuttosto esplicito: ha invitato gli italiani a «partecipare al voto» per le europee di domenica prossima, superando «riserve e sfiducie»; ha ammonito sul pericolo di «sovranismi e populismi» che lacerano la «famiglia comunitaria» europea; e ha bacchettato, senza fare nomi – ma in fondo non era necessario, visto il comizio del «cuore immacolato di Maria» di Salvini a Milano sabato scorso –, chi si appropria strumentalmente di «tradizioni e simboli religiosi», vedi la corona del rosario brandita come una frusta dal leader leghista in piazza Duomo.

«È vero che oggi l’Europa è sentita come distante e autoreferenziale», ha detto il presidente della Cei nel passaggio più politico del suo intervento. «Lasciatemi però dire, forse un po’ provocatoriamente, che il problema non è innanzitutto l’Europa, bensì l’Italia», ha aggiunto. «Oggi, noi italiani, cosa abbiamo ancora da offrire? Penso alle nostre virtù, prima fra tutte l’accoglienza; penso a una tradizione educativa straordinaria, a uno spirito di umanità che non ha eguali; penso alla densità storica, culturale e religiosa di cui siamo eredi. Attenzione, però: non si vive di ricordi, di richiami a tradizioni e simboli religiosi o di forme di comportamento esteriori!».

Leggendo fra le righe del discorso di Bassetti, spuntano altri richiami, a cominciare dalla «affettuosa solidarietà» espressa a papa Francesco, che nei giorni scorsi è stato oggetto di dure contestazioni: prima da parte dei militanti di Forza Nuova, che due domeniche fa, dopo il Regina Coeli in piazza San Pietro, hanno srotolato un mega striscione in via della Conciliazione («Bergoglio come Badoglio. Stop immigrazione»), passato inosservato alle forze dell’ordine, solitamente attente ad ogni stormir di foglia dalla parti del Vaticano quando parla il papa; e poi in piazza Duomo, quando Francesco è stato rumorosamente fischiato dai sostenitori di Salvini. Quindi il Vangelo, che per il presidente della Cei non è un vessillo da ostentare, ma «un Vangelo creduto e vissuto, che rimane scandalo e follia rispetto a ogni logica mondana» e che «parla nell’umiltà di chi, non cercando la propria gloria, sa ascoltare e comprendere i bisogni della gente».
Infine la questione migranti, tema principe della campagna elettorale del leader leghista. Bisogna innanzitutto sforzarsi di capire «le cause che hanno costretto la persona migrante a lasciare la sua terra», ha invitato Bassetti. «Dobbiamo essere fino in fondo italiani», ma non secondo lo slogan «prima gli italiani» coniato dal vicepremier ministro dell’Interno.

«Come italiani – ha detto il presidente dei vescovi – dovremmo essere il volto migliore dell’Europa per dare più fierezza ai nostri giovani, ai nostri emigrati e a quanti sbarcano sulle nostre coste, perché siamo il loro primo approdo». È «con questa prospettiva» che va valorizzata l’opportunità che ci è offerta dalle elezioni di domenica prossima: chiediamo a tutti di superare riserve e sfiducia e di partecipare al voto. Siamo consapevoli che questo rimane solo il primo passo, ma è un passo che non ci è dato di disertare».