Greenpeace issa ancora una volta le vele e parte oggi da Porto Santo Stefano (Grosseto) con la barca Bamboo della Fondazione Exodus di Don Mazzi per una spedizione di due settimane nel Tirreno centro settentrionale. L’obiettivo è verificare lo stato di salute del mare post lockdown, capire se il livello di inquinamento da plastica e microplastica è aumentato o diminuito, complice il crescente uso di dispositivi di protezione individuale e plastica monouso. E documentare l’enorme biodiversità marina, per studiare come anch’essa stia soffrendo dell’impatto dei cambiamenti climatici. «Il nostro Pianeta, e in particolare il nostro mare, è malato a causa dell’inquinamento da plastica e dei cambiamenti climatici. Abbiamo fatto uno sforzo straordinario per tornare a navigare il prima possibile quest’anno, rispettando tutte le precauzioni e le misure che l’emergenza sanitaria impone, per verificare lo stato di salute del più grande ecosistema del Pianeta» spiega Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace.

A bordo della barca a vela Bamboo, un team di ricercatori dell’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino (Ias) del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Genova, del Disva (Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente) dell’Università Politecnica delle Marche, del Distav (Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ambiente e della Vita) dell’Università degli Studi di Genova e dell’Istituto Thethys, porteranno avanti una vera e propria spedizione di ricerca, monitoraggio e documentazione, con campionamenti, immersioni e misurazioni delle temperature marine nel corso delle diverse tappe del tour. Per due settimane, «Difendiamo il mare» coinvolgerà sia aree marine protette (Cinque Terre, Portofino) che zone fortemente colpite dall’inquinamento da plastica, incluse le foci dei fiumi, come Tevere e Arno, ormai delle vere e proprie autostrade di rifiuti verso il mare.

Passando per le rotte dei cetacei, anch’essi minacciati da un virus e sempre di più dall’inquinamento da plastica, fino a giungere nell’area interessata dalla presenza delle balle di rifiuti in plastica dispersi da cinque anni nei fondali marini del Santuario dei Cetacei. Per verificare l’evoluzione della situazione dopo il lockdown Greenpeace tornerà anche in località toccate dal tour effettuato nella primavera 2019. La pandemia che viviamo ci insegna che non c’è più tempo da perdere: dobbiamo vincere la battaglia della plastica monouso e quella invisibile della microplastica che riversiamo ogni giorno nei mari con l’uso di numerosi prodotti.
Questo è il messaggio di Greenpeace, che di recente ha lanciato una nuova petizione per chiedere al ministro dell’Ambiente di sostenere la proposta dell’Eche sulle microplastiche e migliorala inserendo un divieto anche per l’uso di plastiche liquide, semisolide e/o solubili applicando concretamente il principio di precauzione. Un’altra battaglia necessaria per rispondere all’allarme lanciato dal mare e dalle sue creature.

* ufficio stampa Greenpeace Italia