Quella delle europee sarà la volta in cui le paratie interne della frantumata sinistra italiana verranno giù? Il tentativo c’è. E la cautela con cui ciascun attore si muove – stavolta – potrebbe mandare in soffitta, per una volta, la vecchia storia delle divisioni a favore di una lista in sostegno di Alexis Tsipras, leader della greca Syriza, candidato della sinistra alla presidenza della commissione Ue. Incrociare le dita è obbligo, visti i precedenti italiani. Eppure stavolta, ha spiegato ieri alla conferenza di lancio il sociologo Marco Revelli, «il comitato di sostegno è aperto a tutte le persone, le realtà e le organizzazioni, nessuna esclusa, che si riconoscono nella proposta del leader greco».

E Barbara Spinelli: «La Grecia è stata il laboratorio, Atene la cavia. Per questo oggi, per molti italiani» – 15mila finora i firmatari dell’appello, da Gustavo Zagrebelsky a Michele Serra, da padre Arturo Paoli a Carlo Freccero a Adriano Prosperi, Nadia Urbinati, Luciano Canfora, Massimo Carlotto, Angelo d’Orsi, ma la lista è lunga e variopinta – «schierarsi con Tsipras è dire sì a chi vuole cambiar e l’Europa in modo radicale, ma standoci dentro». È l’editorialista di Repubblica a spiegare questo tentativo «rivoluzionario» ispirato ai principi del Manifesto di Ventotene del padre Altiero, «scritto in mezzo alla guerra. Ma oggi noi siamo in una situazione simile: la crisi è una guerra».

Basterebbe questa premessa, e questa madrina che insiste: «Quello che ci divide lo mettiamo da parte e ci concentriamo su quello che ci unisce». Tsipras venerdì sarà a Roma per la prima tappa italiana di una campagna verso le europee di maggio ma anche le amministrative greche dove Syriza rischia di diventare primo partito e di ribaltare le larghe intese che piacciono alla Troika. La lista italiana prova a tentare i grillini e aprirsi uno spazio «fra i violenti antieuropeisti e gli europeisti contenti e concilianti» (Revelli). L’altro cimento è quello di rompere con le beghe della sinistra, con le «logoranti negoziazioni che hanno segnato mortalmente le esperienze del passato» – allusione alle politiche del 2013 – «perché se ha una possibilità è che venga fatta propria dalle reti e dalle strutture della cittadinanza, anche dei partiti» (ancora Revelli) a patto che facciano un passo indietro per farne alcuni avanti. «Lista di cittadinanza», e non della «società civile», ambigua definizione, sottolinea l’economista Guido Viale, «né dei professori. Qui di professori ce n’è pochi. Siamo tutti impegnati nel sociale».

I paletti per candidarsi – servono 150mila firme, 3mila in ogni regione Valle d’Aosta compresa – sono pochi e chiari: aderire al programma anti-austerity di Tsipras; non aver ricoperto ruoli elettivi nazionali o regionali negli ultimi dieci anni (quindi fuori i leader di partito, dentro gli amministratori); notorietà e internità nelle attività sociali dei territori; nessuna lottizzazione politica o bandierina identitaria. A farsi garanti «del carattere unitario e apartitico» della lista saranno i sei primi firmatari (Spinelli, Camilleri, Revelli, Viale, Flores D’Arcais, Gallino). Per questo non si candideranno; anche se il pressing sulla candidatura di Spinelli è forte. Prossimo sondaggio online per nome e logo.

C’è ancora un punto delicato ed è la collocazione europea degli eventuali eletti. Per Viale «andranno nel Gue». Ma la versione di Spinelli è che «sosterranno Tsipras contro le larghe intese europee».

Che è una formula più potabile per Sel, che a congresso ha incaricato un «gruppo di contatto» di verificare le condizioni per aderire. Ieri un incontro ha prodotto una prima fumata bianca: «Riconosciamo il ruolo svolto dai garanti, non abbiamo il problema della visibilità di partito, né dei nostri candidati», spiega Nicola Fratoianni, ambasciatore vendoliano con Fabio Mussi e Cecilia D’Elia. Tradotto: Nichi Vendola resterà in Puglia. «Abbiamo chiesto che il comitato operativo si allarghi al massimo alle reti sociali ed alle esperienze territoriali». Quanto alle famiglie europee «per noi tutte sono insufficienti, non obbligheremo nessuno ad aderire a un gruppo o a un altro». Ma la decisione ufficiale di Sel arriverà dall’assemblea del 15 febbraio.

Arriva subito invece il sì del Prc di Paolo Ferrero – anche lui non correrà – «sì a una lista che si opponga alle politiche neoliberiste, ma il punto sono sempre ad allargare i processi di partecipazione. Siamo già in ritardo». Quanto all’adesione al Gue, «dialoghiamo con tutti, ma serve chiarezza. Chi sostiene Tsipras non può sostenere Schulz che a sua volta è sostenuto da Merkel».
Ora la parola passa a Tsipras. Venerdì farà un giro di incontri (vedrà anche Vendola, Ferrero e Laura Boldrini). In serata, eventone al Teatro Valle Occupato. E il giorno dopo spiegherà la lista aperta italiana all’esecutivo del Gue riunito a Roma, dove parlerà di fronte ai leader delle sinistre radicali di tutta Europa.