Sono parole che abbracciano, leniscono il dolore, accolgono e scaldano. Ma che, prima di tutto, stabiliscono un legame, ribadendo che quale sia stata fino ad oggi la nostra sorte, quale la sponda del mare su cui siamo nati, siamo tutti, e per sempre, coinvolti. Perché per dirla con Wole Soyinka, «che si tratti di antiche dinastie cinesi, di regni africani o di monarchie europee, la storia dell’esilio e quella dell’asilo sono sempre state intrecciate».

Nata quasi per caso nelle notti di letture poetiche del Lagos Black Heritage Festival e intorno al celebre scrittore nigeriano, premio Nobel per la letteratura nel 1986, l’idea di riunire le voci della «partenza» e quelle dell’«approdo» traduce infatti prima di tutto l’intima connessione tra queste rispettive condizioni dell’umanità, ne intreccia e confonde consapevolmente gli sguardi e i punti di vista, fino a costruire un tessuto narrativo che si legge dal suo centro, dal punto d’incontro delle storie, invece che dalle sue diverse e apparentemente contraddittorie polarità.

IL RISULTATO di questo progetto è Migrazioni/Migrations, uno splendido volume pubblicato dalla casa editrice 66thand2nd (pp. 172, euro 22), nel quale, sotto la guida di Soyinka e con la cura di Alessandra Di Maio, docente di Letteratura inglese all’Università di Palermo, sono raccolti i testi di 16 poeti e scrittori africani e di altrettanti esponenti della cultura italiana. Per rendere ancor più concreta la complicità tra gli autori che hanno risposto all’appello di Soyinka, e a cui sono implicitamente invitati ad associarsi anche i lettori, ogni scritto è preceduto da una foto che conduce per mano, a volte evocando il dramma di un esodo ma spesso attraverso la dolcezza disarmante di un sorriso di bambino lungo una tappa del «viaggio», verso quel fatidico e determinante punto d’incontro.

Tra i poeti e gli scrittori coinvolti, gli africani Jumoke Verissimo, Chris Abani, J.P. Clark-Bekederemo, Odia Ofeimun e Richard Ali, accanto ad Ascanio Celestini, Erri De Luca, Ubah Cristina Ali Farah, Valerio Magrelli e Stefano Benni; mentre il compianto Dario Fo ha contribuito al racconto per immagini con due suoi quadri dal titolo di Africa e Acqua.

IL SENSO DELL’INCONTRO ricercato e a volte drammaticamente mancato tra chi mette in gioco tutto ciò che ha per riparare altrove e chi si trova invece nella condizione di vivere in un paese più sicuro è il filo conduttore dell’opera. Africa e Italia si misurano attraverso i versi, ma è il flusso globale delle migrazioni internazionali che prende voce pagina dopo pagina, accanto alla fotografia di un mondo che erige muri e barriere per fermare uomini, donne e bambini proprio mentre assicura la piena circolazione al denaro e alle merci. Lo stesso Soyinka, nella poesia Migrante descrive in questi termini l’auspicio e insieme la necessità che quel riconoscimento reciproco si compia: «il domani viene e va, giorni da relitti di spiaggia. Forse mi indosserai, alghe cucite su falsi di stilisti, con maniche invisibili: fabbriche in nero. O souvenir sgargianti, distanti ma che ci legano, manufatti migranti, rolex contraffatti, l’uno contro l’altro, su marciapiedi senza volto. I tappeti invogliano ma nessuna scritta dice: benvenuti».

UN TEMPO LE ROTTE commerciali muovevano avanti e indietro dalle due sponde del Mediterraneo, oggi la globalizzazione contiene la promessa di un destino comune, almeno sulla carta, che si guardi a quel mare da nord come da sud. Eppure, inseguire quel sogno, che spesso si traduce in un semplice e per questo indomabile desiderio di sopravvivenza, è considerato una colpa. Di fronte a questo scenario desolante e terribile, le poesie e le immagini di Migrazioni/Migrations costituiscono un argine, proteggono uno spazio, non solo della coscienza, in cui tutto ciò può e deve essere possibile.

Come scrive Stefano Benni in Children, «c’è una storia scritta dai grandi, dove c’è un uomo che non ride mai, che prende i libri delle fiabe, li straccia e li butta nel fuoco e che non vuole che io legga le tue parole né che tu legga le mie, anzi vuole alzare un muro, perché noi non possiamo parlarci. Allora io racconto più forte e tu canti più forte, e il leone e il lupo, e la foca bianca e il drago di giada, si incontrano in un giardino, e nessuno venga a dirci che non possono stare insieme».

*

Il volume sarà presentato oggi, alle ore 17 nella Sala Diamante del Palazzo dei Congressi dell’Eur nell’ambito di Più Libri Più Liberi con un reading a cui prenderanno parte Erri De Luca, Stefano Benni, Silvia Bre, Annelisa Alleva e Angela Caponnetto. Introduce Alessandra Di Maio.