Solo ieri Conte lo ha ripetuto due volte. La prima in conferenza stampa, la seconda leggendo l’intervento in senato in vista del Consiglio europeo. «Auspico che il clima di leale collaborazione tra tutti i gruppi parlamentari registrato durante la fase più dura della pandemia possa conservarsi anche in vista del voto sul prossimo scostamento di bilancio». Rientrati alcuni deputati e senatori in quarantena (una decina gli assenti perché positivi o in isolamento alla camera, meno della metà al senato), i partiti di governo pensano di avere i numeri sufficienti a raggiungere la maggioranza assoluta che tra domani e dopodomani è obbligatoria nel voto sullo scostamento di bilancio. Ma siamo sul filo, soprattutto per i 161 voti richiesti al senato. E allora la richiesta all’opposizione è chiara: fare come nei mesi più duri della pandemia, quando la destra votò due volte in favore dello scostamento – chiedendo anzi più deficit – e non come a luglio scorso quando la maggioranza dovette fare da sola.

Secondo gli ultimi calcoli, la maggioranza può contare su dieci-dodici voti di margine rispetto alla maggioranza assoluta alla camera e sei-sette al senato. Il rischio è evidente, anche perché è necessario che nessun altro risulti positivo oggi e che proprio tutti i parlamentari senza problemi con il Covid si presentino regolarmente al voto domani: non è frequente. L’invito di Conte all’opposizione è stato ripetuto anche dal ministro per i rapporti con il parlamento D’Incà («mi auguro che ci sia una forma di responsabilità») e da Renzi. Ma non c’è aria di responsabilità. Per sua fortuna la maggioranza può contare al senato su cinque senatori di opposizione ex di Forza Italia, iscritti al gruppo misto, che hanno già fatto sapere di voler distinguere il voto sullo scostamento di bilancio – l’unico a richiedere la maggioranza assoluta – da quello più politico sulla NaDef.

Intanto, alla camera, il dibattito sulla riforma costituzionale che allarga ai diciottenni il voto per il senato ha segnalato un altro voto a rischio. L’opposizione, che pure aveva detto sì in prima lettura a un testo identico, adesso non vuole votarlo. Ma anche in questo caso, siamo alla seconda deliberazione delle riforma, è indispensabile la maggioranza assoluta che alla camera è di 316 deputati.
Di fronte a questa situazione, anche la solida contrarietà della presidenza e degli uffici della camera al voto a distanza scricchiola. Di questo nuovo orientamento di è fatto interprete – poco correttamente – il governo: «Sarebbe opportuno prevedere un voto a distanza per chi è in quarantena o per i malati di Covid soltanto per alcuni voti particolari come quelli a maggioranza assoluta», ha detto D’Incà. Domani alle 13.30 Fico presenterà le sue decisioni alla giunta per il regolamento.