Un fascista piccolo piccolo sta diventando la spina nel fianco del centrodestra milanese che ha scelto il basso profilo per marciare compatto e in simulata armonia di fianco a Stefano Parisi (a Milano anche Matteo Salvini si è ritagliato un ruolo defilato per non disturbare il candidato che incredibilmente sta incalzando l’ex super favorito Beppe Sala). Il fastidioso incidente di percorso è un pettoruto ragazzotto di Lealtà e Azione che la Lega Nord ha inserito nelle sue liste – non per Palazzo Marino ma per un Municipio. Si chiama Stefano Pavesi e tra le sue prime uscite pubbliche di rilievo c’è una gagliarda visita a un cimitero per la commemorazione dei morti della Repubblica di Salò (insieme a lui c’erano una trentina di camerati, era lo scorso 25 aprile).

Stefano Parisi, che proviene da una famiglia socialista e dunque antifascista, non ha gradito l’imbarazzante presenza e ieri ha dovuto alzare la voce almeno ai microfoni di Radio Popolare: “Io mi auguro che questo ragazzo non venga eletto, rimane un nodo che la Lega deve sciogliere. Con questa gente qui non si può avere rapporti”. E ancora: “Abbiamo dei nostri elettori che sono preoccupati e hanno ragione. Se è vero, come credo, perché la sua smentita è stata all’acqua di rose, che questa persona è antisemita o fascista nelle mie liste e nel mio lavoro non può trovare spazio. L’hanno messo prepotentemente”. Bravo, gli applausi però durano mezzo minuto. Perché il manager del centrodestra, pur avendo meno difficoltà del suo competitor a sventolare un passato piuttosto di sinistra, adesso non può fingere di non conoscere i rapporti sempre più stretti tra le Lega di Matteo Salvini e alcune formazioni neofasciste (in Italia e in Europa). E nemmeno può dimenticare che nelle liste che lo sostengono, oltre a Stefano Pavesi, ci sono altri nostalgici del Msi e di Benito Mussolini.

Del resto questo è il punto debole di Stefano Parisi, anche perché il centrosinistra non ha molti argomenti per attaccare a testa bassa la sua candidatura. Purtroppo per lui, basta e avanza. “Se dovesse diventare sindaco – ironizza Beppe Sala – che cosa ci racconterà, che i suoi alleati sono prepotenti?”. Il segretario milanese del Pd, Pietro Bussolati, fa lo sprezzante (e non gli capita spesso): “Siamo al tragicomico. Viene da chiedere a Parisi se sappia con chi si sta candidando”. Il sindaco Giuliano Pisapia, che ancora non si è deciso a sostenere con più convinzione la lista Sinistra X Milano, sottolinea che il centrodestra non ha rispettato l’impegno preso di formare “liste pulite sotto il profilo dell’antifascismo, del rispetto della democrazia e della legalità”.

Per restare al tragicomico, un altro incidente di percorso sta complicando la rincorsa di Parisi. Riccardo De Corato, l’eterno vice sindaco del centrodestra milanese, l’uomo che da 31 anni occupa una poltrona nel consiglio comunale per dare addosso a comunisti, centri sociali, stranieri e soprattutto zingari, rischia di rimanere fuori da Palazzo Marino. Praticamente casa sua. Un vizio di forma ha escluso la lista di Fratelli d’Italia, si attende l’esito del ricorso. Lui si dispera, le sinistre sghignazzano. Ma c’è il rovescio della medaglia: con De Corato fuori dai giochi perderà un po’ di efficacia il solito richiamo al voto utile per sbarrare la strada alla peggior destra. Senza di lui, niente sarà più come prima.