Ricchi, ricchissimi. Ma con la vetrina dei trofei in Europa ancora vuota. Due sere fa il Paris Saint Germain dei petroldollari, di Neymar (nonostante il brasiliano fosse assente, operato a un piede) veniva eliminato dal Real Madrid negli ottavi di finali di Champions League, alimentando il dibattito su come non sempre soldi spesi in campagne acquisto faraoniche si tramutino automaticamente in successi, come nel caso del club parigino. Non va così, non si vince solo con il contante, lo dicono le statistiche. Certo, il Psg è stato eliminato dal Real Madrid, il club più famoso al mondo, da Cristiano Ronaldo, assieme a Messi il dominatore del calcio europeo dell’ultimo decennio.

Ma i francesi in sette anni di spese pazze sul mercato, aggirando i principi del Fair Play Finanziario come Alberto Tomba intorno ai paletti, hanno vinto quattro campionati, svariate coppe nazionali, senza mai avvicinarsi a conquistare l’agognata Champions League, giardino di casa di madrileni, Barcellona, Bayern Monaco. E in casi rari di club con minor lignaggio, come il Porto di Mourinho nel 2003, oppure il Chelsea di Drogba nel 2012. Solo cinque anni fa pareva la volta buona per i parigini, pass negato per le semifinali solo per la regola dei gol in trasferta contro il Barcellona. E forse proprio perché, in mancanza di una tradizione, di un peso che si costruisce negli anni, con esperienze e calciatori davvero decisivi, il club parigino, che dal 2011 ha investito sul mercato circa 1,1 miliardi di euro.

Denaro speso per arrivare a Ibrahimovic, Cavani, Thiago Silva, Lavezzi e Pastore, fino ai 400 milioni recapitati tra Barcellona e Monaco per Neymar e Mbappè, creando una bolla finanziaria ancora in giro per l’Europa, ma che ha prodotto solo (in Italia è avvenuto spesso all’Inter) accumulo di talenti, mai un progetto come la ricerca del gioco, della bellezza collettiva, come avviene in realtà meno ricche: il Tottenham di Pochettino, Borussia Dortmund di Klopp, se vogliamo anche il Napoli di Sarri oppure il Manchester City di Guardiola. Ecco, sino all’anno scorso il City era parente stretto del Psg, ma con il tecnico catalano ora diretto (sembra) verso una meta, vincere e convincere. A Parigi invece preferiscono solo staccare assegni. Ma anche i ricchi piangono.