Le recenti aperture del governo francese in favore di una cooperazione giudiziaria con i magistrati italiani sugli eventi che occuparono il cielo di Ustica il 27 giugno 1980 (…) hanno spinto alla costituzione di un comitato per l’accertamento della verità che avesse sede anche a Parigi.

Devo qui sottolineare, tuttavia, non soltanto le specificità del comitato parigino, che ovviamente si propone di seguire da vicino le nuove indagini e le reazioni politiche, eventualmente recepite e rilanciate dall’opinione pubblica francese (in fondo si tratta pur sempre di un’operazione di guerra finita in strage per un missile lanciato da un caccia francese e che intendeva, almeno stando alle prime ricostruzioni da verificare, abbattere il presidente o il capo di stato maggiore di un governo strategico nell’area mediterranea, quello libico), ma anche le ragioni di discontinuità con molte analisi che hanno caratterizzato l’impianto politico-ideologico riferito ai fatti di Ustica per 35 anni.

Non si tratta, infatti, del solo accertamento della verità, per quanto arduo e scioccante possa essere. Si tratta piuttosto di comprendere finalmente il ruolo dell’Italia, dagli apparati di stato militari ai partiti politici all’opinione pubblica diffusa, evidenziandone una strategia che dall’asservimento atlantico e dalla tolleranza del più grande partito comunista europeo sia fluidamente scivolata verso una privazione progressiva di diritti e garanzie, fondo ideologico e culturale del ritiro irreversibile dello stato dalle sue funzioni democratiche e rappresentative, tentando ovviamente di cogliere (proprio in eventi come quelli di Ustica o di Bologna) la matrice politica dei processi dell’Italia e dell’Europa di oggi.

È un compito certo più che ambizioso, lo ammettiamo, ma anche necessario! La verità giudiziaria, così difficilmente raggiungibile, è soltanto una parte minima dei processi che riguardano una molteplicità ancora indistinta di attori (politici, militari, giudiziari, tecnici e burocratici), ai quali bisogna aggiungere i protagonisti non tanto occulti dei depistaggi e delle complicità: da chi abbia soltanto strappato un foglio in un registro, a chi ha manomesso i freni di una vettura o un citofono, a chi abbia alterato la scaletta delle notizie, fino a chi abbia colpevolmente limitato all’ambigua formula di «servizi deviati» una serie di protagonisti così tanto simili al nostro mite vicino di casa.

In altri tempi, epoche ben più ricche e promettenti di questa, si sarebbe parlato, almeno per fatti così tragici e gravi, di fare un controprocesso!

* l’autrice è la segretaria del comitato Ustica Parigi